IL GRAFFIO. MONSIGNOR MILANI SALUTA: “BANCHETTI E CHIERICHETTI”

E nell’ultimo giorno di “papato” in quel di Lecco monsignor Milani ha fatto il miracolo.
Per una volta le pecorelle di tutti i ceti sebbene in un chiara e consolidata distinzione di potere e poteri: davanti l’aristocrazia politica, economica e militare e in fondo, come sempre, la plebe, hanno riempito più le navate della Basilica che il successivo banchetto di libagioni, aperitivi e pastelle allestito in piazza Cermenati

Un miracolo atteso sei anni, per un carismatico curato tutt’altro che di campagna e, malgrado il cognome, lui totalmente inserito nei poteri temporali e non solo.

Se un don Milani nel 1954 veniva esiliato ecclesiasticamente in quel di Barbiana
e “Barbiana non è un paese, non è nemmeno un villaggio. Barbiana è una chiesa con la canonica. Le case, una ventina in tutto, sono sparse nel bosco e nei campi circostanti, isolate tra loro”

Un altro don Milani, oggi settant’anni dopo, viene esiliato ecclesiasticamente però in quel della Città del Vaticano.

Da domani non cambierà nulla.

Le navate delle chiese torneranno a essere sempre meno abitate da quegli stessi fedeli che intanto animeranno i bacchetti della politica, degli affari, dell’ordine, fino al prossimo addio.

“Franco, perdonaci tutti, comunisti, industriali e preti” (Una lezione alla scuola di Barbiana).

“Ma non vedremo sbocciare dei santi finché non ci saremo costruiti dei giovani che vibrino di dolore e di fede pensando all’ingiustizia sociale” (Esperienze Episcopali) don Milani, Lorenzo.

Firmato
Lucio DISMA II