DON GIOVANNI MEDITA: IV DOMENICA DOPO IL MARTIRIO DI SAN GIOVANNI

Quanto ci è offerto nella lettura evangelica di questa domenica è tratto dal capitolo VI di Giovanni che riporta, dopo i segni della moltiplicazione dei pani e della traversata del lago in tempesta col dominare le potenze della natura e il richiamo alle acque del mar Rosso, anche il grande discorso sul “pane di vita” che ne è indubbiamente centro. 

La nostra narrazione come vediamo inizia dalla mormorazione dei Giudei “contro il Signore Gesù perché aveva detto: «Io sono il pane disceso dal cielo»”. Il richiamo è subito all’antico, al deserto, dove – richiamiamolo bene – esprime la contrarietà, l’essere contro in complotto. 

Ἐγόγγυζον, la parola è onomatopeica, propone lo scorrere borbottante dell’acqua, quel brusio nascosto di macchinazione che già nell’Esodo era letto non solo contro Mosè, ma direttamente contro Dio. 

I Giudei, mormorano contro Gesù e tra loro, in una contestazione non aperta, ma nel mormorio di mugugno nell’ombra, in un sussurro che cerca complicità, nello scritto di Giovanni significa – lo leggiamo poi – il rifiuto a credere. 

Gli oppositori di Gesù non sanno vedere oltre la materialità, nonostante abbia moltiplicato i pani nel deserto, già hanno chiesto segno con allusione alla manna di Mosè che Gesù ha dichiarato non essere “il pane dal cielo quello vero” dato dal Padre. Qui constatando conoscere la famiglia umana di Gesù, non sanno capacitarsi abbia potuto affermare: “Sono disceso dal cielo”. 

Il Signore Gesù, con richiamo alla Scrittura, dice che è il Padre, che lo ha inviato, ad attirare a lui, così che possa dare “risurrezione nell’ultimo giorno”. 

Con affermazione solenne (“In verità, in verità vi dico”) Gesù dice: “chi crede ha la vita eterna”. 

Notiamo bene: chi crede ha, già possiede la vita eterna, cioè la vita che si prolunga oltre l’effimero del tempo, è vita vera non solo esistere, ma lo stare in Dio. Per chi crede la resurrezione c’è già, già si compie nell’adesso, già siamo risorti perché avvolti dalla grazia di Dio e nutriti dal suo pane. 

In contrapposizione alla manna Gesù afferma: “Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo”. 

Qui il discorso si orienta decisamente all’eucarestia, ma a me piace fermarmi all’allusione antica che ci dà la manna (man hu, che cos’è?). 

Se la manna suscitava domanda di sé, Gesù, il pane vero dal cielo, dà risposta di sé stesso: è lui il pane vero dal cielo, lui sostenta la vita di chi crede e credendo fa attuale la morte e resurrezione del Signore. 

Credere è correre il rischio di porre la stabilità di sé stesso in Colui che non si vede, affidare la vita a Cristo, è il rischio di credere nell’amore che è un morire a sé ma già essere nuovi, risorgere in quello stesso di Dio.

 

Don Giovanni Milani