VERSO IL VOTO IN PROVINCIA: IL PUNTO SULLE “GRANDI MANOVRE” NEI PARTITI

LECCO – Delle elezioni provinciali si interessa nessuno, salvo i politici. Dopo la legge DelRio che le ha macellate, i meccanismi di elezione di presidente e consiglio provinciale sono così complessi che nemmeno proviamo a spiegarli. Vi basti sapere che a fine settembre più di 1.000 consiglieri comunali e sindaci lecchesi voteranno per il rinnovo di 12 consiglieri provinciali, mentre la presidente Hofmann non è soggetta a rinnovo in quanto dura in carica fino all’inizio del 2026, salvo imprevisti.

Quindi grande agitazione e grandi manovre dentro e fuori i partiti.

Nel centro destra sembra valere la regola dell’amore: vince chi fugge. Così l’ha avuta vinta la Lega che, tenendo tatticamente la linea dura delle due liste separate in accordo con Forza Italia, ha costretto Fratelli d’Italia ad accettare condizioni esose per acconsentire ad un’unica lista del centro destra. Insomma, una trattativa con il coltello dalla parte del manico, che sfocerà nella vecchia lista a trazione legista/piazzista Casa dei Comuni – Hofmann Presidente, e che vedrà solo due candidati meloniani, sebbene di primo piano (lo stesso coordinatore Lallo Negri e l’emergente Antonio Pasquini, sfida non scontata). Il resto delle carte le danno e le prendono i salviniani, i civici e anche Forza Italia ritrova una sua centralità con una candidata (si parla di Silvia Bosio, “gagliarda” consigliera calolziese) che finalmente permetterà ai forzisti di provare quanto pesano. Naufraga insomma la strategia muscolare di Giacomo Zamperini, che già si sta smarcando dalla vicenda dopo aver strombazzato ai quattro venti che Fratelli d’Italia avrebbe fatto una lista autonoma essendo ormai partito egemone nella coalizione. Affermazioni che hanno fatto sbellicare i dirigenti del Carroccio i quali, numeri alla mano, sono andati a vedere il bluff.

E vince invece la linea più dialogante e costruttiva di Daniele Butti e Lallo Negri che, con i suggerimenti di qualche vecchio saggio, hanno voluto trovare una linea unitaria che non facesse sfigurare i fratellini, lasciasse spazio a civici e forzisti e rendesse ancora possibile dare stabilità in consiglio provinciale alla presidenza Hoffman. Con uno sguardo al futuro. Un accordo non facile, con molte resistenze in entrambi i partiti, dove i più pasdaran hanno cercato di boicottare: non da ultimi l’incandescente direttivo della Lega di lunedì sera (con l’esito che Carlo Malugani si sfila dalla competizione) e i mal di pancia della corrente Zamperini – che si vede sorpassata dall’arcinemico Pasquini.

Come mai è finita così? Fratelli d’Italia aveva preannunciato una lista autonoma con i soli colori meloniani: pensavano, gli amici di Giorgia, che le elezioni amministrative di giugno li avrebbero resi padroni del centro destra, ribaltando i rapporti di forza con la Lega. Le cose, come sappiamo, sono andate molto diversamente, e le vele del consenso per le europee di sono amaramente sgonfiate nelle urne dei comuni.

Un pugno di mosche, che ha lasciato inalterati i rapporti di forza, con la Lega che ancora vanta più del doppio dei sindaci meloniani e Forza Italia che non ne annovera nemmeno uno. Così le parole muscolari di Zamperini sono diventate la ragionevole richiesta di Lallo Negri di fare una lista unica di cdx alle provinciali, in modo che sia meno facile contarsi e meno evidente la dèbacle amministrativa. Del resto, se così non fosse stato, quale migliore occasione che quella di due liste dove potersi contare e finalmente definire i rapporti di forza? Non è un mistero che i meloniani, dopo il congresso provinciale, hanno iniziato un pellegrinaggio tra i sindaci di centro destra portando molte critiche all’operato di Hofmann, e addirittura pensando di farle una lista contro a Monticello dove è sindaca.

Non è mistero nemmeno che sia siano imbarcati quei sindaci malmostosi di centro destra, tipo Fasoli, che non avevano mai digerito che Hofmann fosse stata a loro preferita come candidata presidente. Non è mistero pure che proprio a Hofmann, sbruffoneggiando, avessero chiesto cambi di delega e di vicepresidenza in forza di immaginari nuovi equilibri e che dalla stessa fossero stati bellamente rimbalzati (“ne pagherai le conseguenze”, così concludeva un messaggio whatsapp di un corpulento esponente meloniano alla volta di Alessandra). La verità, oltre il naso di queste scaramucce infantili, è che in gioco c’è la governabilità dell’ente, per evitare di ridurre Hofmann a presidente senza maggioranza in consiglio. Per fare questo la vera sfida è portare quasi 600 amministratori nominalmente di cdx a votare, essendo questo schieramento più radicato nei comuni più piccoli. Per questo, al di là di misurarselo, due liste avrebbero forse potuto garantire più rappresentatività alle forze civiche e alla territorialità, cose che in una lista unica saranno certamente compresse dalla ragion politica del manuale Cencelli.

Nel centrosinistra si muove anzitutto la lista sedicente civica di Antonio Rusconi da Valmadrera, che non sarà più sindaco ma rimane capo. Sono stati ribattezzati “i cinici per la Provincia”, poiché sperano cinicamente che in consiglio provinciale le urne determinino uno stallo che renderebbe i loro eletti determinanti per non sfiduciare Hofmann. Rusconi ha inizialmente fatto appello ad un’unica lista “volemose bbene”, che andasse dai fratellini d’Italia fino ai piddini, ma ha sempre saputo bene quanto sia impossibile una simile operazione. Lo fa per diluire un po’ le amarezze e gli strali verso di lui da parte del Pd: pare che Gattinoni lo abbia apostrofato in una concitata riunione indicandolo come un cercatore perenne di poltrone e invitandolo a prendere la porta. Forse perché l’assessore senatore, come lo chiamano adesso a Valmadrera, non è riuscito a far passare tra i suoi la linea di un’unica lista tra civici e PD, stoppato dalle resistenze di chi non digerisce la compagnia di giro della Schlein.

Inoltre deve tenere sedato Corrado Valsecchi, in fondo il vero ideatore del civismo locale, al quale però non viene concesso nemmeno l’onore di una citazione nei comunicati stampa. Insomma, dando per scontato il suo pacchetto di voti, cosa che ha creato non pochi malumori interni. Antonio fa, disfa, dirige, seleziona candidati e boccia candidature, in un disegno tutto suo. Ma Corrado e altri sindaci di rilievo vogliono dare una rotta, e far pesare i voti, senza seguire le traiettorie renziane del campo largo.

Infine il Pd e le sinistre: lì l’unico obiettivo è chiaro, ovvero mandare a casa Hofmann con una manovra di palazzo. Del resto la presidenza della provincia è stata in questi anni l’unico bastione a contenere il dilagare dei piddini e amici su tutti gli enti e le società del territorio. Un’elezione, quella di Hofmann, che è stata un vero colpo di teatro di Mauro Piazza, fatto per metà di perizia e per metà di fortuna – per rimediare alla sua più grande sconfitta: quella lecchese, inaspettata e per una manciata di voti, in favore di Gattinoni.

Tuttavia nel centrosinistra, a dare sostanza a questo tentativo di fare filotto, manca una strategia e soprattutto un coordinatore, poiché il giovane Gattinoni fa già fatica a tenere assieme il consiglio comunale di Lecco dove anziché tessere la tela ha perso diversi esponenti di maggioranza (vedasi l’ultimo eclatante caso di Mauro Frigerio, incendio in fase di espansione), giovane è anche il segretario provinciale Tropenscovino e Mattia Salvioni di Merate pare ancora intento a prendere le misure e a temperare le matite dell’ultimo master in comunicazione, mentre Gianmario Fragomeli non appare così preso dalle vicende partitiche, più attento a coltivare il suo paffuto ruolo di consigliere regionale.

Dietro a tutto a questo agitarsi cosa si nasconde? Programmi, proposte, buone notizie per noi cittadini che la provincia non la votiamo più direttamente? Non sembra… piuttosto tutto questo tramestio riguarda una sfida più grande e successiva, e serve in ogni campo a determinare le posizioni di partenza: le elezioni comunali di Lecco di fine 2025 o primavera 2026. Lí c’è chi vuole rimanere, chi non saprebbe dove trovare uno stipendio tanto buono, chi vuole la rivincita, chi sgambetta gli alleati e strizza l’occhio agli avversari, chi smania incapace di vedere i propri limiti, chi si è sentito tradito e cambierà campo, chi si diverte a guardare.
Insomma, una bella commedia dell’arte.

Altro giro, altro regalo.
Per loro.

RedPol