CALCIO: SOCIETA’ INESISTENTE
E AMBIENTE ESIGENTE.
QUAL E’ IL FUTURO DEL LECCO?

LECCO = SEDE DELLA CALCIO LECCO - PRESENTAZIONE DI GIUSEPPE BUTTI , NUOVO MISTER PER LA PROSSIMA STAGIONE AGONISTICA 2013 2014LECCO – Difficile non aspettarsi le dimissioni di Giuseppe Butti dal ruolo di allenatore della Calcio Lecco dopo l’imbarazzante ko (1-5) in casa con l’Inveruno agli ottavi di Coppa Italia di serie D. La figuraccia è stata la classica goccia che ha fatto traboccare il vaso, ma il recipiente era già pieno d’acqua, non tanto per i risultati dei blucelesti – 16 punti in classifica, a -8 dalla capolista – quanto per il travagliato rapporto tra tecnico e tifosi. Loro a esprimere il malcontento dalle gradinate a ogni errore di giocatori e mister, lui a rabbuiarsi per ogni critica negativa.

Ma, se è vero che la preparazione in materia calcistica dell’allenatore valmadrerese non si discute, visti anche i molti anni al settore giovanile dell’Atalanta dove ha sfornato ottimi giocatori (Pazzini, Montolivo e Padoin), non si capisce la sua scelta di allenare il club di casa, sapendo a quali rischi sarebbe andato incontro in caso di insuccessi.

Lecco, piazza calda da sempre nel bene e nel male, oggi è un vero e proprio vulcano attivo. Prima di tutto perché in via don Pozzi la società è inesistente. “In situazioni come queste ci confrontiamo solo tra noi” avevano detto Gabriele Ratti, responsabile dell’area tecnica, e Butti subito dopo la sconfitta in coppa, facendo intendere la mancanza della dirigenza. E ora toccherà proprio a Ratti, sempre più solo al comando, prendere in mano la patata bollente. “Sono l’unico parafulmine, insieme a Lele” aveva sottolineato ancora Butti, subito dopo la batosta, mentre fuori dallo stadio alcuni tifosi gridavano insulti al tecnico.

Rusconi Antonio2Insulti che, alla lunga, non ha più digerito, preferendo chiamarsi fuori a un rapporto difficile tra il tifo e una situazione disastrosa a livello societario. Perché la famiglia Invernizzi, ancora proprietaria della squadra, non segue più il team. Antonio Rusconi, presidente della Cento Bluceleste (società che gestisce il club), è rimasto quasi totalmente solo nonostante lo scorso anno sembrava aver numerosi alleati tra gli imprenditori lecchesi. Senza contare che Paolo Cesana, amministratore unico, è andato in ferie per due mesi la scorsa estate, giusto nel momento in cui andava creata la rosa, e ora sembra concentrarsi su tutto fuorché sulla prima squadra.

“Ho voluto salvaguardare la squadra da un clima ostile che stava crescendo e rischiava di coinvolgere i ragazzi che finora, tranne che in un paio di occasioni, avevano sempre offerto buone prestazioni – afferma Butti nel suo commiato filtrato dalla società -. Una certa minoritaria contestazione alla mia persona stava trasformando un ambiente già difficile per la situazione societaria e economica in un ambiente insostenibile anche per i giocatori”.

esultanza-calcio-leccoTradotto: siamo alle solite. E così sulle rive orientali del Lario da troppo tempo i tifosi blucelesti sono parchi di soddisfazioni. Nessuno vuole rilanciare la Calcio Lecco, la crisi incombe, l’imprenditoria di casa finge di interessarsi, ma al momento di sganciare grana non conclude, e l’ambiente ha sempre meno pazienza non digerendo il dilettantismo.

“Lecco non è un posto dove far crescere i giovani – confessa ogni tanto qualche addetto ai lavori – ci sono troppe pressioni che molti ragazzi non riescono a sostenere”. Con l’impazienza non si arriva da nessuna parte. Poi però non bisogna lamentarsi se da anni le gioie latitano al Rigamonti-Ceppi. Dal 1972-1973 il Lecco non vede la serie B, calcisticamente ere geologiche fa. E il passato radioso dei blucelesti si sta tramutando in un futuro più che mai incerto. Se non inesistente. Proprio come l’attuale società.

Fabio Landrini