LECCO – All’ospedale Alessandro Manzoni di Lecco la prima procedura per l’impianto di un dispositivo, unico nel suo genere, per prevenire i rischi di infezione e occlusione dei vasi. L’intervento è stato eseguito dal dottor Antonio Pani, responsabile della Struttura Semplice di Elettrofisiologia e dai dottori Francesco Panzeri, Fabrizio Sansone e dal dottor Andrea Farina, primario della Cardiologia di Lecco.
Al via i primi impianti dell’innovativo defibrillatore extravascolare Aurora EV-ICD. Il nuovo dispositivo, sviluppato da Medtronic, segna un passo avanti nella tecnologia dei defibrillatori impiantabili. È un dispositivo unico nel suo genere in grado di prevenire la morte cardiaca improvvisa, la principale causa di decesso per gli under 60, responsabile del 50% delle morti imputabili a malattie cardiovascolari. Il 92% dei pazienti colpiti da arresto cardiaco muore entro pochi minuti se non viene salvato da un defibrillatore.
Il dispositivo viene impiantato con un approccio mininvasivo ed il posizionamento dell’elettrocatetere completamente all’esterno del cuore e delle vene è progettato per evitare complicanze a lungo termine come le infezioni e l’occlusione dei vasi.
“La nostra ASST è fra le sei aziende socio-sanitarie di Regione Lombardia che utilizzano un dispositivo così innovativo – commenta Marco Trivelli direttore generale dell’Asst di Lecco -, un vero e proprio salvavita in pazienti a rischio di arresto cardiaco. I miei più sentiti ringraziamenti ad Andrea Farina, Antonio Pani e i loro collaboratori che hanno scelto di adottare questo dispositivo per i nostri pazienti”.
Andrea Farina direttore della Cardiologia dell’ospedale A. Manzoni di Lecco, aggiunge: “Questo tipo di defibrillatore impiantabile mantiene i vantaggi di quelli sottocutanei, cioè l’assenza di componenti all’interno dei vasi e del cuore e quindi del rischio di complicanze legate a fratture dei cateteri o infezioni del dispositivo, ma anche di quelli trans-venosi, cioè la possibilità di interrompere le aritmie in assenza di fastidio per il paziente tramite la stimolazione, oltre alle ridotte dimensioni ed alla maggiore durata della batteria (superiore a 10 anni); il candidato ideale per questa procedura è quindi un paziente a rischio aumentato di complicanze sul catetere e di infezioni, quali un paziente giovane o con comorbilità, e che necessita non solo di defibrillazione ma anche di stimolazione anti-tachicardica, quale quello con cardiopatia ischemica. Il nostro primo paziente ha tutte queste caratteristiche essendo giovane ed avendo avuto oltre ad un grosso infarto anche un ictus ed un’infezione cerebrale. La procedura è stata efficace, priva di complicanze, e il paziente è stato dimesso a domicilio in seconda giornata post-operatoria”.
“Questo tipo di procedura – spiega Antonio Pani, responsabile della Struttura Semplice di Elettrofisiologia dell’ospedale A. Manzoni di Lecco – rappresenta un notevole passo in avanti soprattutto nei pazienti giovani a rischio di infezione che necessitano di device in grado di prevenire la morte improvvisa. La presenza in situ della cardiochirurgia e della chirurgia vascolare ha permesso in questi anni di affinare procedure di elettrofisiologia sempre più complesse condivise nel nostro Heart Team permettendo di offrire un percorso di cura completo ed innovativo Le innovazioni tecnologiche come il telemonitoraggio e la telemedicina adeguatamente strutturate permettono successivamente alla dimissione di mantenere un ponte di collegamento ospedale territorio; nello specifico il nostro paziente trasmette costantemente dati dal domicilio che confermano i parametri di adeguato funzionamento del device e permettono il corretto proseguimento delle cure”.