2 GIUGNO A LECCO: PACE, EUROPA E DEMOCRAZIA NEL DISCORSO DEL SINDACO

LECCO – Sole splendente ad accompagnare rappresentanze e cittadini per la cerimonia sul Lungolario Isonzo e in Piazza Garibaldi in occasione della Festa della Repubblica.

Questo il discorso di Mauro Gattinoni, sindaco di Lecco

Buongiorno a tutti.

Buongiorno al Prefetto di Lecco Sergio Pomponio, alla presidente della Provincia di Lecco Alessandra Hofmann e a tutte le rappresentanze e le autorità civili, militari e religiose presenti quest’oggi nel 78° anniversario dalla nascita della Repubblica Italiana.

Un caro saluto ai cittadini lecchesi che partecipano a questa cerimonia istituzionale, che vedrà il conferimento delle onorificenze “Al Merito della Repubblica Italiana”, e un ringraziamento, infine, alla Fanfara “Bersagliere Guglielmo Colombo” di Lecco che ci accompagna oggi.

Permettetemi in questo frangente, di esprimere a nome della città di Lecco un pensiero a Guido Puccio, già Sindaco di Lecco, recentemente scomparso e che domani accompagneremo per l’ultimo saluto. A lui un sentimento di gratitudine e riconoscenza da parte di tutta la Città di Lecco.

Credo che tre siano le parole che interpretano appieno il momento storico, sociale e politico che stiamo attraversano oggi: Pace, Europa e Democrazia.

La prima parola è pace. Credo che non lo avremmo mai ritenuto possibile ma mai come oggi sentiamo tutti una crescente preoccupazione per il nostro presente e per il futuro delle nuove generazioni davanti all’intensificarsi di conflitti, guerre, stragi. Dopotutto è la nostra stessa Costituzione, attraverso l’articolo 11, a stabilire come “L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali”. Se la guerra non può e non deve mai essere lo strumento per risolvere i conflitti, cosa ci rimane se non la pace? E la pace, ci tengo a ribadirlo, non è un concetto retorico, né tantomeno significa resa incondizionata davanti ad aggressori o rinunciare al sacrosanto principio di difesa: mettere in pratica la pace vuol dire esercitare il dialogo a ogni livello e in ogni sua forma, vuol dire per le nostre Istituzioni prendere l’iniziativa diplomatica e non arrendersi a logiche di escalation militare. Non possiamo immaginare un Paese, e un continente, che è impegnato solo a investire sul riarmo, che ridiscute della leva obbligatoria, dove si parla di giovani mandati al fronte.

La seconda parola è Europa, perché proprio l’Europa deve essere il garante di questo processo di pace, trovando un’unica voce ed esercitando il Diritto Internazionale. Per questo, ne sono convinto, serve più Europa: l’orizzonte che, come Italia, abbiamo di fronte è quello degli Stati Uniti d’Europa, come già lo delineava Altiero Spinelli, come già previsto dalla nostra Costituzione; la partecipazione dell’Italia al processo di costruzione dell’Unione Europea è storicamente avvenuta sulla base del già citato articolo 11, seguito dagli articoli 117 e 120. Tra una settimana i cittadini dell’Unione Europea parteciperanno al voto per il rinnovo del Parlamento Europeo: da qui, da questo palco, mi sento di rivolgere a tutti un appello alla partecipazione al voto perché, quest’anno più di ogni altro anno, l’appuntamento elettorale europeo rappresenta un appuntamento con la Storia. Con tutti i suoi difetti, l’Europa è la casa delle libertà, dell’uguaglianza, dello stato di diritto e dei diritti umani: certamente ha bisogno di riformarsi ma non possiamo permetterci di sprecare questa “casa comune”, quest’isola di democrazia in un mare di autoritarismi e democrature.

La terza parola è, appunto, democrazia. Questa parola compare subito, nel primo articolo della Costituzione: “L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro. La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione”. E proprio questa sovranità popolare la prossima settimana, accanto al già citato voto europeo, sarà esercitata in ben 49 comuni della nostra provincia chiamati a scegliere il proprio Sindaco e a rinnovare il Consiglio comunale, oltre 3700 in tutta Italia. L’articolo 48 ci ricorda che “Il voto è personale ed eguale, libero e segreto. Il suo esercizio è dovere civico”, eppure questo dovere civico è sempre meno sentito: non possiamo dare la democrazia per scontata, mai! Dobbiamo sentire tutti l’imperativo morale di favorire la partecipazione dei cittadini al processo elettorale, unico modo per custodire la nostra democrazia.

Come avrete visto, per ogni riferimento ai quesiti dell’oggi c’è una risposta che è già contenuta nella Carta costituzionale della Repubblica Italiana. Con i suoi 76 anni, la nostra Costituzione rappresenta una bussola di estrema attualità capace, con i suoi principi fondanti, di indicarci la via.

È per questo che, come ogni anno, come Comune di Lecco doniamo una copia della Costituzione ai neo-diciottenni della Città. Per ricordare il sacrificio, la lotta, il lavoro corale di quelle forze democratiche che contribuirono alla Liberazione dell’Italia e alla nascita della Repubblica; per consegnargli un faro con cui orientarsi quando le tenebre del mondo sono troppo buie.

Citando il già Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, scomparso lo scorso anno, “nella Costituzione c’è tutto quel che ci unisce: un insieme di principi, di valori, di regole e di equilibri, di diritti e di doveri. Mi pare che i ragazzi ne siano già consapevoli: è essenziale, per tutti, che ne siano consapevoli loro, i più giovani, i più lontani da quel periodo.”

Ecco il nostro impegno in questa Festa della Repubblica Italiana: mettere i giovani al centro del nostro agire politico, renderli consapevoli della ricchezza che la Costituzione ci ha consegnato in eredità, farli sentire protagonisti di una trasformazione possibile. I giovani sono già il presente: diamogli la possibilità di prendersene cura e di essere il motore del cambiamento del nostro Paese.

Viva il 2 Giugno, viva la Repubblica, viva l’Italia! Grazie.