AI MORTI DEL PASCOLO RESTAURATA E BENEDETTA LA “PIETRA DELL’ELEMOSINA”

CALOLZIOCORTE – La pioggia non ha fermato i fedeli e gli altri partecipanti alla benedizione della “colonna dell’elemosina” dei Morti del Pascolo, riportata al proprio splendore originario dopo decenni e benedetta nella serata di mercoledì 29 dal vicario dell’unità pastorale di Calolziocorte don Valentino Ferrari.

La colonna di granito, dotata di una cassetta per le elemosine destinate alla manutenzione della cappelletta adiacente, era stata rimossa dopo l’allargamento della strada e custodita dal signor Paolo Lozza, fino all’attuale ristrutturazione.

Il custode della cappelletta, Valter Maggioni, venuto a sapere della sua esistenza ha voluto riportarla alla vita: con l’aiuto di altri volenterosi la colonna è stata infatti restaurata e messa a dimora all’entrata del giardino adiacente la cappelletta.

L’esperto di storia locale Dario Dell’Oro, conclusa la benedizione, ha narrato la storia della cappelletta e della sua colonna:

“La Cappelletta dei Morti del Pascolo di Sala fu eretta in memoria delle vittime della peste del 1630-1632, come narrato da Manzoni ne “I Promessi Sposi”. All’epoca, le leggi imponevano ai Comuni di creare “lazzaretti” per isolare i contagiati, dotati anche di fosse comuni per i defunti. Su queste fosse comuni, anni dopo la fine dell’epidemia, vennero costruite le Cappellette dei Morti.

La Cappelletta di Sala, di pianta quadrata, aveva su ogni parete l’effige di un Santo: San Martino verso Calolzio, San Michele verso Foppenico, i Santi Cosma e Damiano verso Sala e, verso il fiume Adda, San Carlo Borromeo, in dedica alle vittime di Villa San Carlo di Valgreghentino che si dice fossero sepolte lì.

Nel corso dei secoli, la cappella subì vari restauri, perdendo i dipinti originali. L’importante restauro del 1950, promosso per l’Anno Giubilare, le conferì l’aspetto attuale. Il pittore Orlando Sora di Lecco fu incaricato della realizzazione artistica, mentre l’intera frazione contribuì con impegno: chi finanziariamente, chi prestando opera come muratore, imbianchino, fabbro, e le donne realizzarono tovaglie e arredi per la cappella.

Il giorno dell’inaugurazione, una pergamena con i nomi dei contribuenti fu posta in una bottiglia, cementata sotto l’altare. La colonna per le elemosine era invece posizionata all’inizio di Via San Rocco, che conduce alla cappelletta”.

A seguire una galleria fotografica della celebrazione, scatti gentilmente concessi da Roberto Valsecchi.

Michele Carenini