LA PRONUNCIA DI LECCO:
DOVE VA L’ACCENTO?

LECCO – Amministrazione di centrodestra o di centrosinistra, bike sharing sì o bike sharing no, Ponte Vecchio a senso unico o a doppio senso eccetera… I lecchesi non sono certo un popolo a cui non piaccia esprimere le proprie opinioni discordanti.

Sui social network, nei bar, al mercato, nelle pause-caffè al lavoro, allo stadio e in qualunque altro luogo che preveda lo stare in gruppo, sono immancabili le lunghe discussioni riguardo un qualsiasi argomento che preveda la possibilità di schierarsi per una tesi oppure per il suo contrario. Certamente nulla di nuovo rispetto allo standard nazionale: in tutta la penisola si gioca al “dì la tua su qualunque cosa, specialmente se non ne sei competente”, ma qui a Lecco la polemica sta anche nelle fondamenta, il disaccordo arriva fino alla pronuncia del nome stesso della città.

Lècco o Lécco?

Wikipedia ha aperto un’intera pagina di discussione a riguardo. Chi cita il vocabolario e quindi la pronuncia corretta è con la “e” chiusa, chi invece parteggia per la “e” aperta perchè “i lecchesi la pronunciano così e quindi va rispettata l’usanza locale”, ma poi c’è chi prontamente ribatte che “allora Milano andrebbe chiamato Milàn”. E ancora c’è chi si appella alle accademie di linguistica per sostenere la propria tesi e allora chi, nel rispetto di un costume tipicamente italiano, rilancia esibendo titoli universitari e, soprattutto, la conoscenza personale di tal esperto che sicuramente “è più competente”.

Come in ogni discussione che si rispetti si arriva poi a un certo risentimento “se a qualcuno non piace l’italiano, che, volenti o nolenti, è stato pesantemente condizionato dal toscano e dal fiorentino in particolare, non posso farci nulla, può iniziare a utilizzare una qualche altra lingua di sua invenzione” e si mettono le mani avanti per evitare eventuali accuse di ignoranza o provincialismo “se vai a Lecco (io ho tra l’altro strettissimi parenti da quella zona, tutta gente non di certo ignorante o culturalmente povera) anche il più colto dei colti ti dirà Lècco, sempre che non cambi di proposito la propria pronuncia”.

Infine, sempre come in ogni discussione che si rispetti, non si arriva a un dunque e il dibattito viene lasciato aperto per poter dare la possibilità ad altri, tanto loquaci quanto improvvisati, “maître a penser” di poter dire la propria.

C’è anche da dire poi che il nome della città di Lecco, oltre ai lunghi diverbi in fatto di pronuncia, lascia spazio anche ad una moltitudine di doppi sensi che i forestieri, probabilmente mossi dall’invidia per il meraviglioso panorama di lago e montagne di cui la città è dotata, usano come sfottò (un esempio di tanta elevata comicità sono le risatine che alcuni fanno seguire quando nominano la strada “Lecco-Milano” o la Lecco-Bellano).

Come non tutti i mali, però neanche tutti i doppi sensi vengono per nuocere. Se si pensa che l’aggettivo “bene” associato al nome della città sta ad indicare la parte della cittadinanza che si distingue per ricchezza ed eleganza, nel caso di Lecco questa locuzione può essere usata dai lecchesi anche per sottolineare una loro “abilità” in più.

Silvia Ratti