LECCO, VALSECCHI: “POCHI GIORNI PER SALVARE IL CLUB GRAZIE AD ALIBERTI”

Cosa ne sarà della Lecco Calcio 1912? Oltre cent’anni di storia con picchi di gloria e cadute poco edificanti, tuttavia sostenuta sempre da una piazza e un tifo che ben più blasonate città si sognano. Siamo arrivati al capolinea di una esperienza che la famiglia Di Nunno ha reso possibile con promozioni dalla serie D alla B in sette anni, dopo aver salvato la società dal fallimento.

Sto seguendo da vicino l’impegno di Aniello Aliberti, imprenditore che ha dimostrato sul campo la volontà non solo di interessarsi delle sorti della società Calcio Lecco, ma di interagire con il territorio e con i suoi imprenditori per identificare una via d’uscita che potesse dare una soluzione a quella che ormai è da considerarsi uno “stato di crisi”. Incontri tanti, disponibilità poche, in particolare per entrare in società assieme a lui che ha già dichiarato responsabilmente di essere disponibile a prendere anche la maggioranza delle quote, ma l’indisponibilità di assumersi totalmente il carico dell’avventura sportiva.

I debiti pregressi dello stadio e della gestione sembra superino di molto i due milioni di euro, quindi tra l’azzeramento dei debiti, l’iscrizione e cercare di mettere una rosa competitiva per la prossima stagione si devono prevedere almeno cinque milioni di euro mal contati. Se Di Nunno non fosse in grado di appianare i debiti e iscrivere la squadra per i colori blucelesti sarebbe l’inizio dell’ennesimo incubo sportivo, se Aliberti non trova nessuno che lo accompagni in questa sfida è facile prevedere un destino già scritto. Quindi è oggi e non domani l’ora delle scelte.

Sbagliato pensare che se il Lecco fallisce la colpa è di Paolo Di Nunno, se il Lecco calcio dovesse fallire nuovamente è il fallimento di una comunità territoriale. Una città, un territorio, una comunità che si spingono verso un voluto isolamento: la marginalità. Eppure la Serie cadetta ci ha dato consapevolezza di cosa vuol dire stare ai piani alti del mondo sportivo, l’indotto positivo che provoca sulla città, sulle attività commerciali, sul turismo, sulla visibilità nazionale.

Con Aliberti abbiamo anche cercato di verificare se fosse possibile mettere assieme il mondo bluceleste: la prima squadra, il calcio femminile, quello giovanile e quello a 5 che milita in una serie prestigiosa. Serve un progetto che sia capace di scaldare i cuori dei lecchesi, che riesca a far comprendere che non lo si deve fare solo per salvare la squadra di calcio, ma un territorio che rischia l’oblio e chi non lo vede è miope, oppure disinteressato alle sorti future delle nostre comunità.

Ognuno è chiamato per quanto possibile a dare una mano allo sport, non solo al calcio ovviamente, ma a tutte le attività sportive che meritano di continuare a esistere e non possono essere sostenute dai soliti, pochi, noti che fanno sempre più fatica a dare risposte alle esigenze di promozione e educazione sportiva soprattutto per i settori giovanili.

Perdere la prima squadra nel calcio equivale a dissipare un patrimonio enorme con ricadute nefaste su tutto l’ambiente sportivo, immagino che questo sia compreso da tutti. Quindi abbiamo ancora qualche giorno di tempo perché il tentativo di Aniello Aliberti non sia archiviato, abbiamo ancora qualche giorno di tempo perché parta un incoraggiamento da parte di imprenditori lungimiranti e illuminati, ai quali sta a cuore il proprio territorio, per offrire quelle disponibilità che al momento non si sono manifestate.

Corrado Valsecchi
capogruppo consiliare di appello per Lecco