DON GIOVANNI MILANI MEDITA NELLA DOMENICA DI PENTECOSTE

Se dobbiamo circostanziare storicamente il brano evangelico che ci è offerto in questa solennità della Pentecoste, dobbiamo ancora riferirci ai cosiddetti discorsi dell’ultima cena che hanno parte così considerevole nel vangelo di Giovanni; nelle ultime domeniche è occorso di frequente, pure non dobbiamo perderne l’intensità. 

I discepoli sono convenuti ad una festa: la Pasqua, ma Gesù usa un linguaggio intenso e alto che suscita loro in cuore preoccupato allarme per gli accenni al suo allontanarsi. 

Gesù conosce lo smarrimento che potrà coglierli nello sperimentare quel distacco attraverso la croce e la morte, ma vuole rassicurarli di una presenza, di un aiuto che li sostenga per sempre: “un altro Paraclito… lo Spirito della verità”. Paraclito è – l’abbiamo visto anche recentemente – chi assiste sostenendo, rassicurando consolando, come ogni umanità sente necessità, per vincere isolamento e solitudine, ed è “un altro”, primo è il Signore stesso Gesù. 

L’assicurazione ai discepoli, non è unicamente per la loro esperienza, è rivolta anche a noi: Gesù non lascia nella solitudine, anzi ci vuole rassicurare della sua stessa presenza, certo, non più materiale, fatta tutta interiore attraverso questo “altro Paraclito” che è lo Spirito santo. 

È nella festa, nella solennità della Pentecoste (il termine è temporale e non ci riporta la ricchezza del dono) che ci è offerta riflessione su questo grande dono di presenza che anima la Chiesa e ciascun cristiano. 

Ma dobbiamo farci ben avvertiti che il dono dello Spirito è dono interiore, possibile proprio per il legame d’amore concreto per il Signore Gesù: “Se mi amate, osserverete i miei comandamenti”. L’affetto per Gesù, non è espressione di cordialità dolciastra priva di concretezza d’azione, pratica il modello di vita che lui ci ha indicato: così Gesù inviterà il Padre al dono di quella presenza intima e rassicurante dello Spirito Paraclito. 

Il mondo non può ricevere lo Spirito della verità (questo dono del Padre che ci riporta a Gesù verità), eppure è esperienza dei discepoli (“Voi lo conoscete perché egli rimane presso di voi e rimane in voi”. È nello Spirito che il discepolo continua l’incontro vivo con il Signore Gesù (“mi vedrete, perché io vivo e voi vivrete”). 

Nello Spirito santo i discepoli faranno intensa esperienza spirituale, anzi divina: “voi saprete che io sono nel Padre mio e voi in me e io in voi”. 

Attraverso lo Spirito santo il Signore Gesù ci insegna che l’incontro d’amore con lui, non è solo di nostalgia del passato, è invece realtà presente e viva che opera nella nostra vita in una continua animazione interiore che ci porta in intenso rapporto con lui e con il Padre: ci porta nell’intimità di Dio.

 

Don Giovanni Milani