DON GIOVANNI MEDITA NELLA FESTA DELLA SACRA FAMIGLIA DI NAZARETH

Nella festa della Sacra Famiglia ci è proposto questo brano del vangelo di Luca che conclude i vangeli dell’infanzia e ci fa pensare parecchio su questo gesto di Gesù, che pare di indipendenza dalla propria famiglia umana e rivela il suo profondo legame al Padre celeste.Per noi è istintivo leggere secondo le nostre categorie la narrazione che ci è offerta, ma dobbiamo fare attenzione sia allo svolgimento storico che agli atteggiamenti interiori dei protagonisti, di Gesù e dei “genitori” di lui.

Qui, è innanzitutto sottolineata l’età del Signore, che nei dodici anni, dal punto di vista religioso, segnavano una consapevolezza nuova, giacché si era, allora pienamente ammessi nell’assemblea sinagogale, una sorta di maggior età dove Gesù ragazzo esprimerebbe la sua missione addirittura: di essere ἐν τοῖς τοῦ πατρός μου δεῖ εἶναί με, (“ devo essere nelle cose del Padre mio”; la traduzione letterale fa meglio intendere di quella liturgica: “devo occuparmi delle cose del Padre mio”!).Come sempre però la lettura più vera non è quella dei fatti, ma degli annunci simbolici: è significativo anzitutto il pellegrinaggio annuale per la Pasqua che colloca la nostra riflessione in attenzione di richiamo alla Pasqua definitiva del Signore.Può meravigliare che ci si accorga dell’assenza del ragazzo Gesù solo a sera dopo una giornata di viaggio, ma dobbiamo riportarci alle abitudini d’allora quando la riunione famigliare era solo per il pasto, che era spesso unico e serale, mentre il cammino era fatto verosimilmente in gruppi di diverse affinità.

La ricerca è sottolineata nei tre giorni che non solo segnano la preoccupata angoscia dei genitori del Signore, ma soprattutto ritmano i giorni di attesa ben più significativa dalla morte alla resurrezione nella Pasqua di Gesù.

Luca ci dice anche della difficoltà dei genitori a capire non solo le parole, ma l’agire stesso in questo inizio della consapevolezza del proprio mandato del Signore Gesù, che solo nel suo compiersi, troverà senso esplicito.Gesù a Nazareth poi, non dobbiamo tanto pensare il semplice rientrare in una normalità di rapporti famigliari, piuttosto un defilato prepararsi all’ulteriore missione “davanti a Dio e agli uomini”.Ma sempre Maria – non nominata se non come Madre – dà importante segno anche per noi della custodia di “tutte queste cose nel suo cuore”: solo nel tempo potranno maturare in annuncio palese della missione del suo figliolo che è Figlio di Dio per tutti noi.Non credo sia opportuno pretender di legger l’episodio solo per trarne diretto insegnamento per la famiglia attuale, piuttosto cercarvi allusione, sì a cammini personali e famigliari, forse anche più, a impegno e fatica a trovare armonie nell’orientarci, famiglie e singoli, nella fede.

 

Don Giovanni Milani