CALOLZIO: IL PERIODO ROMANO, LE ORIGINI SPIEGATE DALLO SCRITTORE DELL’ORO

CALOLZIOCORTE – Nella serata di venerdì 17, Dario Dell’Oro ha ripercorso le radici della storia del paese, intrecciate con i Romani.

La Pro Loco di Calolziocorte, nell’ambito dell’Estate di San Martino e in previsione del centenario della nascita del comune, ha organizzato due filoni di eventi sulla storia di Calolzio, uno “per una storia passata che nessuno ha mai scritto”, il secondo dalla fondazione del comune nel 1927.

Il primo di questi, che rientra nel primo filone, è stato chiamato “Per una storia di Calolzio: il periodo romano“, e si è svolto venerdì sera: il relatore è stato Dario Dell’Oro, scrittore calolziese conoscitore del paese, dei suoi archivi e della sua storia.

Dell’Oro ha introdotto la presentazione a partire dai resti rinvenuti durante la costruzione della diga di Olginate, dal 1939 al 1944, come punto di origine di un lungo percorso di ritrovamenti di epoca romana, spesso catalogati e poi andati persi; esso si snoda da Vercurago al Lavello fino a Lorentino e poi a Bergamo, seguendo la via di collegamento tra la città orobica e Como.

Uno dei ritrovamenti più significativi è avvenuto a Lorentino: a inizio ‘900, durante i lavori nella sacrestia della chiesa, è stata infatti rinvenuta una lapide votiva dove il possidente Quinto Vibio Severo, componente della famiglia di latifondisti dei Vibi, aveva fatto una dedica alla dea della caccia e protettrice dei confini Diana, ora custodita nel museo di Città Alta a Bergamo.

Dell’Oro ha precisato che “la maggior parte dei reperti riguardano l’edilizia o le monete, poiché i Romani, penetrati nell’Italia transpadana a inizio II secolo avanti Cristo, hanno avuto bisogno di tessere relazioni commerciali con la popolazione locale per poter ottenere in cambio la fiducia di una popolazione utile per la difesa dai barbari del nord Europa”.

I Romani, “per evitare la malaria delle zone paludose, arrivavano da Bergamo dall’alto, attraverso una via che da Pontida e Villasola passava per San Gregorio, Monte Marenzo, Favirano, Lorentino e Rossino vecchia a scendere verso Calolzio e fino al ponte. Questa strada, costruita tra I e II secolo dopo Cristo, era una strada di arroccamento, esclusiva per gli spostamenti rapidi delle milizie senza il rischio di incontrare civili”.

Riguardo il ponte, Dell’Oro ha segnalato che “durante i lavori di realizzazione della diga, la sponda venne arretrata di 50 metri rimuovendo il limo per questioni di sicurezza e si scoprì che il ponte romano aveva circa le dimensioni dell’attuale, 150 metri di lunghezza ridotti nei secoli a 100 per l’insabbiamento delle strutture, e 4 metri di larghezza: il ponte era completamente in pietra ed era dotato di una testata di ponte per l’imbocco e di vari piloni, posti a distanza variabile tra loro per consentire il corretto deflusso dell’acqua e dotati di due triangoli per rompere la corrente, con un arrotondamento sul retro per evitare gorghi in prossimità del ponte. Il ponte aveva dai 16 ai 18 archi e delle fondamenta di pali di quercia, con basamenti in malta”.

La struttura “è stata rimossa per costruire la diga ed eliminare le resistenze all’acqua che avrebbero potuto favorire l’allagamento della città di Como. Dall’altro lato del ponte, nel giardino di Villa Sirtori ad Olginate, è presente una costruzione del ‘400 che ingloba una testata di ponte di un’opera precedente, disallineata rispetto all’altro lato, insieme ad armi e monete datate al periodo di Commodo, tra il 180 e il 192 dopo Cristo: il ponte del III secolo potrebbe dunque essere stato una nuova versione di un ponte precedente”.

Dell’Oro ha ricordato che “la strada romana citata ci porterà alle epoche barbariche, dove negli incontri del prossimo anno cercheremo di capire i Longobardi e i loro movimenti”.

Ha poi concluso ricordando l’incontro del 24 novembre, “che da 1927 al 1950, passando attraverso la Seconda guerra mondiale, racconta storie di campanilismi e pettegolezzi del paese”.

Michele Carenini