CALOLZIO/VANNACCI SI CELEBRA,
MA LA CONTESTAZIONE
AL GENERALE NON SI FERMA

CALOLZIOCORTE – La presentazione del generale di ultradestra Vannacci al Lavello, che è stata accolta dalle proteste dei manifestanti al di fuori del Monastero, ha raccontato il punto di vista dell’ufficiale alla platea.

Nella serata di ieri, circa duecento manifestanti si sono ritrovati di fronte al chiostro, sotto gli occhi vigili delle forze dell’ordine, per esprimere il proprio dissenso riguardo la presenza e il messaggio del generale Vannacci. Il primo intervento, dell’ex consigliere comunale per Cambia Calolzio Daniele Vanoli, è partito con una critica alla stampa, rea di aver titolato su un Vannacci “che dovrà indossare l’elmetto”: “Usare un tono militarista per una manifestazione pacifica a dodici giorni dall’inizio del conflitto a Gaza non è normale”; Vanoli ha proseguito dicendo di non volere Vannacci e chiarendo che “se avesse fatto la presentazione in un altro luogo saremmo stati lì di nuovo, perché non ci abituiamo allo schifo”, concludendo con un sentito ringraziamento alle organizzazioni che hanno sottoscritto l’appello pubblicato sui social e un invito alla mobilitazione senza distinzioni di sigle. La manifestazione è poi proseguita con gli interventi, tra gli altri, del capogruppo di Cambia Calolzio Diego Colosimo e della segretaria del PD di Calolzio Monica Corti, con un discorso “contro il diritto all’odio”.

Passando alla presentazione del generale, Vannacci si è introdotto raccontando la storia della sua opera, nata come una serie di opinioni e articoli su foglio Word pensati per la pubblicazione su rivista e diventati capitoli di un’opera organica dopo aver superato le 100 pagine circa.

I primi articoli trattavano la diffusione di soluzioni a suo dire inefficaci per gestire il problemi del cambiamento climatico, riguardo i movimenti come Fridays for Future e le città moderne, nato da una gita a Parigi, trasformata negli anni con spiagge per ricchi sul lungo Senna a sostituire importanti viali per smaltire il traffico.

Dopo la stima di poter vendere al massimo 300 copie e la pubblicazione su Amazon il 9 agosto, le recensioni di Matteo Pucciarelli su Repubblica, “che mi ha descritto come il Mostro di Firenze” e Aldo Cazzullo sul Corriere della Sera, che mi definisce erede di Giulio Cesare”, l’opera ha iniziato il suo successo, che prosegue tuttora tra “le accuse di razzismo, omofobia, sessismo, putinismo e antisemitismo” (Vannacci precisa che nell’opera gli ebrei non sono nominati) e la seconda edizione edita da Il Cerchio, con un contratto firmato per la pubblicazione in Germania, un altro per la Spagna in castigliano e possibili contratti con Romania e Stati Uniti.

Vannacci ha spiegato di aspettarsi critiche dai lettori e non “obiezioni campate per aria, frasi decontestualizzate o riproposte” da chi non ha letto la sua opera, e, insieme a Pedrone, ha recuperato le obiezioni di cittadini riportate su La Verità, da “ho letto 4 pagine e sono passato ad altro” a “dopo aver riconosciuto le sue doti professionali, devo dire che il generale necessita di porre un freno alle sue idee” o “il libro lascia il tempo che trova ma squalifica un uomo di stato e lo Stato stesso”: in risposta, Vannacci ha riaffermato la propria libertà di espressione sia come cittadino che come militare, a cui è vietato divulgare per legge soltanto argomenti di servizio, documenti classificati e propaganda politica. Ha proseguito affermando che un rappresentante dello Stato deve dimostrare la terzietà delle forze armate, ma nei confronti della politica e delle istituzioni, non delle idee, poiché tratta solo di argomenti sociali e di attualità.

All’obiezione che qualora un militare appartenente alla comunità LGBTQ+ sotto il suo comando potesse sentirsi non tutelato, risponde che non ha mai discriminato ma ora lo si discrimina per un eventuale atteggiamento futuro, arrivando a un vero e proprio processo alle intenzioni.

Il pubblico ha poi avuto la possibilità di fare ulteriori domande, che sono spaziate dalla sottolineatura del concetto di tradizione e di “falsi ideali di progresso” all’idea che il libro sia una reazione alla “società fluida”, sollevata dal professor Massimo Tavola.

Altri punti toccati sono stati l’obbligo vaccinale, su cui il generale, vaccinato “come atto di fede” con due dosi di Sputnik in Russia e due di Moderna in Italia, ha detto che, “da liberista”, avrebbe preferito non avere, e la discesa in politica, auspicata da molti suoi sostenitori, non considerata.

Mi.C.

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