L’INTERVENTO/RISCHIO PENSIONI:
“CHI SI DEVE PREOCCUPARE?”

Oggi purtroppo e finalmente (non certo con gioia), sentiamo il ministro dell’economia Giorgetti (Lega) che ci mette in allarme rosso, per indicarci che con questa denatalità, che significa grave decrescita demografica, nessuna riforma pensionistica potrà reggere. Suppongo che la sua affermazione trovi origine anche nelle idee sull’argomento, del suo segretario Salvini (Lega),accompagnate dalle tante altre intemperanze contro la riforma Fornero. Insomma, tutti i nodi, prima o dopo vengono al pettine.

Il sistema previdenziale, in tutti i paesi seri, non è un sistema che regala soldi a chiunque, come si vorrebbe propagandisticamente far credere alla gente, anche se i percettori hanno lavorato cinquant’anni. È tutt’altra roba!

Il sistema previdenziale, in tutti i paesi, è una cosa molto più complessa e più SERIA, che consente di garantire un reddito altrettanto serio ad ogni lavoratore, però costruito nel tempo e sulla base dei contributi previdenziali obbligatori (e molte volte in Italia evasi) versati agli istituti previdenziali.

Quindi gli istituti previdenziali, per esempio l’INPS, si fanno carico di raccogliere i contributi previdenziali obbligatori versati dai lavoratori e dalle aziende, che complessivamente sono il 30% della retribuzione annuale lorda, di custodirli applicando anche una rivalutazione, e poi di usarli al raggiungimento dell’età pensionistica per generare quella che è chiamata una retribuzione differita. Insomma, è un sistema che, obbligatoriamente, consente di mettere da parte dei soldi da usare per quando si va in pensione.

Quindi non è un regalo.

Chi ha versato, per esempio, solo 3.000€ all’anno, anche se ha lavorato per 50 anni non può certo pretendere di prendere una pensione di migliaia di euro al mese. E chi dovrebbe pagare questi soldi? E perché dovrebbe pagarli?

Già abbiamo da pagare le pensioni con il sistema retributivo, che significa che mediamente ogni pensionato percepisce un importo, calcolato secondo la sua vita media, pari al doppio di quanto ha versato (lui e la sua azienda dove ha lavorato), allora i problemi pensionistici non sono certo colpa della Fornero, che semmai ha avuto il merito, con la sua riforma, di spostare in là di qualche anno il collasso di tutto il sistema previdenziale. Questo è lo scenario più reale.

Ma, in ogni caso, e oggi finalmente ha avuto il coraggio di dirlo anche Giorgetti, questo sistema pensionistico non sarà più in grado di reggere nel futuro.

Già i conti, di chi li sa fare, e non fa solo propaganda, stimano che entro il 2030 il buco dell’Inps, quindi, il divario tra i contributi versati e le pensioni da pagare sarà di 200 miliardi di €. E dove si andranno a prendere questi soldi? Dalla fiscalità generale? Ma ci saranno con la crescita attuale dell’economia queste entrate per coprire il buco dell’INPS e pagare le pensioni di oggi? Si converrà che le pensioni del futuro (a partire da quale anno?) potrebbero essere solo un miraggio, indipendentemente dai contributi versati. Già il prossimo autunno ci saranno dei seri problemi per fare la legge di bilancio.

Poi c’è qualche pseudo esperto che attribuisce, per tutto ciò, responsabilità all’Europa e ai vincoli del patto di stabilità. Anche qui siamo in mano a “stregoni” della politica, che non sono pochi. Il debito pubblico oggi è arrivato alla cifra di quasi 2900 miliardi di €, e qualcuno deve pur pagare gli interessi ogni anno, per non ricordare che dovrà anche essere ridotto, ma dove si trovano i soldi per farlo?

Tra l’altro la scelleratezza delle politiche pensionistiche ha generato una anomalia tutta italiana. Le pensioni che riscuotiamo non sono i soldi che abbiamo versato, quindi i soldi accumulati nel nostro cassetto previdenziale, quelli ormai sono già stati spesi da tempo, ma sono i soldi che versano i lavoratori odierni, che come si sa sono sempre più in continua diminuzione e con contratti precari.

Allora quando si parla di URGENTE RIFORMA DELL’ISTRUZIONE TECNICA (argomento che non interessa a nessuno), assolutamente necessaria per creare crescita economica, ma soprattutto CRESCITA OCCUPAZIONALE, e quindi tanti posti di lavoro nuovi, non è per fare un solo esercizio di propaganda accademica, ma è uno stimolo importantissimo per la sopravvivenza del nostro welfare, a partire dalle nostre pensioni, di cui i primi a preoccuparsene dovrebbero essere proprio i pensionati.

Se mancano i lavoratori, mancano i tecnici, come scrivo ormai da lungo tempo, il problema non è solo delle aziende, che comunque andranno in forte sofferenza con rischio di chiusura, ma il problema è anche di coloro che devono beneficiare del welfare, a partire dal sistema previdenziale.

Tutti i giornali economici stranieri (che non si leggono), lo ripetono da tempo e identificano l’Italia come il paese a più alto rischio: “”con il crollo demografico non regge più il sistema pensionistico”.

Senza nuovi occupati, non ci sono santi che tengono, il nostro sistema pensionistico va in default. I numeri parlano chiaro: lo diceva da tempo anche Boeri, uno dei più bravi presidenti dell’INPS. Oggi lo dice anche Giorgetti, ma lo sapevamo già e molto bene. Non ci accontentiamo però “dell’allineamento dei cadaveri” e della lista dei problemi: ci serve che Giorgetti ci dica le soluzioni, assieme al suo segretario, incominciando magari dall’urgente riforma dell’ISTRUZIONE TECNICA, e da un serio dibattito professionale sulla bizzarra idea del made in Italy, senza conoscere di cosa si tratta, e dove si potrebbe, già da subito, fare crescita economica e occupazionale.

Poi è vero che governare è un mestiere complesso, ma chi decide di applicarsi, sia pur nelle difficoltà, lo deve saper fare.

Aspettiamo allora le soluzioni.

Valerio Ricciardelli