DON GIOVANNI MILANI,
MEDITAZIONE NELLA DOMENICA
DOPO L’ASCENSIONE

In questa domenica dopo l’Assunzione ci è presentata la notissima narrazione di Emmaus che ci fa ritornare “in quello stesso giorno”: il giorno della risurrezione. Notiamo la scelta liturgica che ci riporta all’ultimo capitolo del terzo vangelo: da parte di Luca, è una sorta di ripresa di tutte le Scritture, “cominciando da Mosè e da tutti i profeti”, portandoci al loro senso ultimo e definitivo nella passione e risurrezione del Signore Gesù: la storia non è sfuggita al disegno di Dio (“Non bisognava che il Cristo patisse queste sofferenze per entrare nella gloria?”). Cleopa e l’altro “erano in cammino per un villaggio di nome Emmaus … e conversavano tra loro di quello che era accaduto” con il cuore triste per la delusa speranza della liberazione d’Israele da parte di “Gesù il Nazareno che … i capi dei sacerdoti e le … autorità hanno consegnato per farlo condannare a morte e lo hanno crocifisso”; eran turbati da quella morte ed anche sconvolti dagli annunci delle donne e dalla costatazione di alcuni dei loro circa la tomba vuota. Il Signore “in persona si avvicinò e camminava con loro. Ma i loro occhi erano impediti a riconoscerlo”.

Nelle apparizioni pasquali, non capita solo loro, non riconoscere Gesù, benché poi – nella riflessione – ricordino l’ardore del cuore alla sua spiegazione delle Scritture: c’è un avvertire profondo, ben più forte degli occhi, che pure la speranza delusa non fa loro avvertire appieno. Il cuore però ne è sollecitato e, raggiunta la meta, ecco l’invito: “Resta con noi, perché si fa sera e il giorno è ormai al tramonto» ed egli entrò per rimanere con loro”. Questo ‘rimanere’ non è evidentemente fisico, materiale eppure profondissimo: si rivela in quello spezzare del pane per cui “si aprirono loro gli occhi e lo riconobbero”. Davvero il Signore è rimasto con loro nella trasformazione profonda di tutto il loro essere, in quel passare dalla tristezza delusa alla certezza di quell’incontro.

Il Risorto, proprio in quel disparire alla loro vista, rimane profondamente nei loro cuori tanto da spingerli a tornare senz’indugio a Gerusalemme per trovare “riuniti gli Undici e gli altri che erano con loro” e proclamare insieme: “Davvero il Signore è risorto” come già Simone, la Pietra fondante della Chiesa, aveva potuto affermare. Il racconto di Luca ci offre accurata lettura, pure da rivedere più profondamente in modo simbolico, non solo a dirci di Gesù nelle Scritture, come “bisognava patisse per entrare nella sua gloria” Risorto; ancora e più, a parlare a noi dell’accompagnarsi di Gesù Signore ai nostri cammini incerti e del singolare “rimanere” nel mistero dello spezzare del pane per una presenza non offerta agli occhi eppur tanto significativa alla fede. 

 

Don Giovanni Milani