LA MEDITAZIONE DI DON MILANI
NELLA 1ª DOMENICA DALLA
DECOLLAZIONE DI S.GIOVANNI

Gran parte del primo capitolo del Vangelo di Giovanni che ci è proposto anche oggi – già dal prologo solenne – è occupato dalla testimonianza di Giovanni Battista che ancora qui è rafforzata. La “discussione” tra un Giudeo e i discepoli del Battista riguardo alla purificazione, innesca una sorta di velata gelosia nei confronti di Gesù (“tutti accorrono a lui” che “sta battezzando”) è portata a Giovanni. La risposta del Battista è in coerenza ed approfondimento alla testimonianza già ricordata, e ci è proposta nella liturgia di oggi.

Ricordiamo che, come sempre, gli Scritti sacri narrano, noi dobbiamo essere accorti che il loro comunicare non è semplice cronaca, battuta storica, ma insegnamento che valica quel tempo per giungere a noi. Giovanni dunque ci parla nel testimoniare ai suoi discepoli: nella pagina ci illustra la propria missione di apripista, d’annunciatore gioioso del Signore: è lui, Gesù, l’inviato su cui già aveva detto: “Ho visto lo Spirito scendere come una colomba dal cielo e posarsi su di lui. Io non lo conoscevo, ma chi mi ha inviato a battezzare con acqua mi aveva detto: L’uomo sul quale vedrai scendere e rimanere lo Spirito è colui che battezza in Spirito Santo. E io ho visto e ho reso testimonianza che questi è il Figlio di Dio” (Gv 1,32-34).

La nuova testimonianza ricorda che ogni grazia è data “dal cielo”, dal Dio; lui, Giovanni, ha grazia e compito, non di essere il Cristo, ma – alludendo all’antica immagine del matrimonio a dire il legame tra il Signore e il suo popolo – dichiara per sé di avere ruolo dell’amico dello sposo, di colui che ne organizza gioiosamente le nozze. Già qui, nell’esultare “alla voce dello sposo” manifesta la propria missione che ha scopo nell’indicare il Cristo, di precederlo come “l’ultimo dei profeti” che già ne vede la luce, ne ascolta la voce di annuncio nuovo e definitivo del regno.

La gioia del Battista è piena perché vede realizzarsi lo scopo della sua predicazione solo preventiva, cosicché ormai ha da cedere il passo perché è Gesù che deve crescere, per sé è invece, felicemente, tempo di declino. Giovanni dichiara annuncio terreno; è Gesù che “viene dall’alto” e “attesta ciò che ha visto e udito”. Il Signore Gesù porta visione nuova, proprio come chi sia più alto, anzi il suo comunicare è addirittura di Dio.

Per questo “dice parole di Dio” e “senza misura dà lo Spirito”. Giovanni ha terminato la missione, ora è da accogliere la testimonianza “dall’alto” di Gesù, in lui a cui “il Padre ha dato in mano ogni cosa” siamo invitati a credere per avere la vita eterna. L’umiltà del Battista ci indica l’oggetto vero della nostra fede: il Signore Gesù.
Mi pare si possa leggere anche con suggerimento molto umano questa sorta di umile uscita di scena per saper lasciare un compito senza risentimenti, addirittura nella gioia, verso dono più pieno che si compia in altri.

 

Don Giovanni Milani