RELIGIONI, LA MEDITAZIONE
DI DON GIOVANNI MILANI
PER LA SANTISSIMA TRINITÀ

La liturgia di oggi ha davvero tono alto, ci invita a contemplare la Trinità, il mistero che il Signore Gesù ci ha rivelato: ha tentato scostare per noi il lembo che ne avvolge l’altezza vertiginosa per donarcene umanamente impensabile confidenza. Il nostro modo di pensare non sa, né può abbracciare l’ampiezza del divino (a scuola avrei detto che sappiamo pensare solo in modo analitico, non nell’alta intuizione sintetica che è di Dio), nonostante il desiderio, come ci è narrato nella prima lettura: a Mosè è solamente offerta grazia di “vedere le spalle” del Signore Pure Dio si fa a noi prossimo sino ad assumere – nel Verbo-Gesù – la nostra esperienza umana (senza disgiungerla dal divino) e così comunicare con noi, non in modo lontano, ma inserito in quell’esperienza che mira ad innalzare a sé, al divino, l’uomo. Il Figlio, infatti, nella donazione somma della croce, che vince la debolezza estrema del peccato, ci innalza a vita nuova e vera,

divina e con l’opera dello Spirito, ci porta all’altezza di Dio: ce ne fa, in lui, figli. Tutto questa nasce dall’espandersi nell’amore – secondo la stessa natura divina che ne è sostanziata – e da sempre si sporge verso la creatura, verso di noi, nel grande progetto del Padre che – per così dire – si attua nel Figlio-Gesù con l’azione dello Spirito.

Il brano del santo vangelo ci dice di questa agire congiunto della Trinità. Gesù, nei discorsi dell’ultima cena, ripetutamente ce ne parla: così l’azione congiunta del Signore Gesù che manda dal Padre lo Spirito santo, a dare testimonianza di Lui ai discepoli, tanto intima, che (per quell’azione-presenza dello Spirito stesso) anch’essi daranno testimonianza.

Diremmo che il compito più significativo dello Spirito, la sua azione più vera, sia quella di suggerire, d’insegnare, rammentare ai discepoli la Parola di Gesù, che pure ha origine dal Padre (Vedi, ad esempio: “Ma il Consolatore, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, egli v’insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto”, Gv 14,26)

Le parole di <Gesù non fanno solo dichiarazione teologica, ma impegnano anche noi, in questa festa della Trinità, a farci docili allo Spirito – che è di Gesù e del Padre – nella testimonianza del Vangelo.

Mette conto riflettere come questa non sia una festa che abbia senso di devozione, pur alta e particolare, piuttosto voglia muoverci a richiamare in modo solenne quanto esprimiamo in ogni atto della nostra fede. Quello della Trinità è dogma cattolico il più alto, perché è massimo mistero del nostro credere, del nostro affidarci a Dio, della nostra fede. Ci è annunciato, oltre la nostra comprensione razionale, pure per un qualche condividere la realtà divina, quasi a volerci fare cogliere, a parteciparci – da parte di Dio nel Signore Gesù, sua umana espressione – quanto più
sia possibile e farci intuire come, non con la conoscenza, ma nell’amore – che si esprime in ogni atto e persona divina e pure noi condividiamo almeno lontanamente – abbiamo qualche possibilità di quella esperienza.

Don Giovanni Milani