ELEZIONI, IL LIEVITO DI CIRESA
SFORNA UNA BISCIOLA CIVICA
PER SACRESTIE E METE ESOTICHE

LECCO – Com’è, come non è, anche la lista civica di Peppino Ciresa candidato sindaco a Lecco prende il largo. E a guardarla così, senza l’occhio malato di chi fa della politica un’ipermetropia non lieve, parrebbe la classica lista civica che ogni candidato sindaco che si rispetti vuole varare per motivi che stanno a metà tra la vertigine napoleonica e la necessità terra terra di raggranellare qualche voto in più.

Ma siccome il Ciresa ha i tratti semplici del lievito che fa venire buono qualsiasi panettone, e non quelli civettuoli della glassa che si mette sopra una qualsiasi Sachertorte, ci è corso l’obbligo di acciuffare la forchetta e di assaggiare da vicino, certi che fin dalla prima fetta gli aneddoti si sarebbero fatti copiosi e zuccherini, non senza il rischio del diabete.

Iniziamo a dire della natura, allora, di questa lista. Che civica civica proprio non è, portando nel simbolo le stigmate (più che la croce) di Lombardia Ideale, il bandwagon del presidente della Regione Lombardia Attilio Fontana che è, in sostanza, una succursale della Lega a trazione salviniana che strizza l’occhio ad un elettorato che non si sentirebbe a proprio agio sul pratone di Pontida con le corna in testa.

Troverete così nel simbolo la croce rossa di San Giorgio, sotto la quale il Ciresa, furbo come un frate, ha messo anche altri pezzi della società lecchese che possono tornare utili alla sua vittoria: quello legato all’associazione sportiva Aurora San Francesco, quello dell’ambientalismo militante dell’ex assessore Venturini, passando per quel che resta della galassia di Cielle, un tempo granitico blocco elettorale che decideva le sorti delle disfide per Palazzo Bovara e che oggi appare una sfilacciata diaspora divisa tra chi sostiene Peppino e chi il rivale Gattinoni. Il tutto con una spruzzata di leghisti in erba o in disarmo.

Spiccano candidature eccellenti. Come quella del campione olimpionico e sottosegretario regionale Antonio Rossi (capolista), che avendo rifiutato la candidatura a sindaco ha dovuto almeno accettare quella per consigliere comunale.

O come quella del consigliere uscente Filippo Boscagli, nipote d’arte e famoso “candidato del divano” alle ultime elezioni regionali, passato senza un plissé dal NuovoCentroDestra di Angelino Alfano, di cui è l’ultimo rappresentante istituzionale in tutta Italia, ad una lista di marca sovranista e di osservanza salviniana. Sarà goloso, fino all’indigestione, vederlo nella stessa lista con Martina Cassin, bisnipote di cotanto cognome alpino.

Il primo si fregia di impareggiabile lecchesità sempre testimoniata da foto con croci sulle vette e spesso impregnata di quel sentore di incenso che il mondo del cattolicesimo integralista si porta dietro. La seconda dà invece bella mostra di sé su Instagram, dove “bella” sta per “che gnocca!” e “mostra” sta per un total body che lascia pochissimo margine all’immaginazione, in un continuo rimando di luoghi esotici e lontani e di pose che non vedremmo di buon occhio in sagrestia ma che vi consigliamo per le giornate più tristi. Chissà se qualcuno avrà la fantasia di abbinare i loro nomi per il voto di preferenza, in un classico revival di diavolo e acqua santa.

Completa la lista la candidatura di altre due persone a cui fu proposto di candidarsi a sindaco, nei giorni in cui il centrodestra nostrano sembrava aver perso la rotta. Uno è Marzio Maccacaro, ex direttore della Fiocchi munizioni oggi in pensione. L’altro è Mauro Bolis, presidente della Filarmonica Verdi e patrono di un’associazione di sostegno per i malati di cancro, già uomo di comunicazione, poi anfitrione del ristorante Il Griso che avrebbe dovuto far rinascere ma che invece vide morte precoce, infine scrittore di libri che non hanno ancora trovato spazio nelle candidature dello Strega.

Nessuno pensava ad una sua presenza nelle liste elettorali dopo la brutta stecca che ha preso postando e poi cancellando un volgare fotomontaggio dove si vede un nerboruto uomo di colore in sensuale posa con una desnuda e corpulenta ministra Bellanova. Uno scivolone, avvenuto proprio nei giorni dell’acuirsi delle polemiche razziali in tutto il mondo, che potrebbe impedirgli di scivolare tra gli scranni del Consiglio Comunale.

Insomma, molti sono gli occhi puntati su questa arca salvinian/civica in cui si sono mescolate disparate storie e mirabolanti ambizioni. Solo gli elettori, come sempre, decideranno il giudizio, magari punendo il legame con un presidente di Regione non certo sulla cresta dell’onda e con un Salvini in difficoltà, o magari premiando il lato civico, confessionale e folk di questa ricca bisciola che esce oggi dal forno di Ciresa.

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