LECCO 2020, I FRATELLI GAZEBI
E LE “TORTUOSE VIE”
DELLA CONFCOMMERCIO

LECCO  – I viottoli della politica lecchese sono spesso tortuosi, a volte separano e a volte inaspettatamente uniscono. La foto del gazebo di Fratelli d’Italia di sabato mattina ha voluto dare di questo l’ennesima conferma. Vi si possono riconoscere infatti, dentro un gruppo di sconosciuti e neofiti, il volto di Peppino Ciresa già presidente di Confcommercio e oggi candidato sindaco del centrodestra e quello di Massimo Sesana, anch’egli già presidente della stessa associazione di categoria. La storia che lega, o per meglio dire divide, i due è però ben più ghiotta di una banale successione da una presidenza dei commercianti ad un’altra: si trattò, infatti, di una vera e propria guerra senza esclusione di colpi.

Il Sesana, mercante di vini, fu messo sul finire degli anni ‘90 a capo della Confcommercio lecchese dopo il lunghissimo regno di Giuseppe Crippa. Fu un’operazione dove certamente la politica mise lo zampino e forse anche lo zampone, sotto la regia astuta di Bruno Colombo. Ne vennero anni ruggenti, nel bene e nel male: la nuova prestigiosa sede presso Palazzo Falck con Virginia Tentori progettista, Sesana vicepresidente della Camera di Commercio e nel consiglio di amministrazione dell’allora florido Casinò di Campione, Roberto Sanfilippo – già direttore della CNA – a capo del Fondo di Garanzia, Giulio Sirtori come lanciatissimo direttore dell’associazione, Michela Vittoria Brambilla presidente dei giovani del commercio nostrano e da lì in perenne ascesa nazionale. Insomma, ce n’era per tutti, tra una visita di Billé al Teatro Sociale e una festa presso la Sala dei Galá ai piani alti della casa da gioco con vista Lugano. Un clima spavaldo e brillante che durò oltre un lustro, ma che a lungo andare iniziò a generare qualche perplessità sulla gestione del Sesana ritenuta troppo padronale e autoreferenziale. La cosa sfociò in una aperta sfiducia di molti pezzi grossi di Confcommercio nei confronti del Presidente, una fronda capeggiata per l’appunto da Peppino Ciresa e Antonio Peccati, con l’aiuto – si dice – del direttore Sirtori, anch’egli stanco di un certo andazzo. Il clima si fece, come sempre accade in queste strutture semi pubbliche, molto velenoso. Le riunioni incandescenti, con scambi di accuse al vetriolo e voci su costi e note spese. Arrivò, da Bergamo, un commissario per evitare che venissero travolti non solo i protagonisti delle due fazioni, quanto piuttosto la credibilità dell’associazione stessa.

Sesana si ritirò, o fu convinto a farlo, farcito di livore, denunciando il golpe e sbandierando i suoi successi. Tralascio i dettagli (tra i quali il tentativo di candidatura di Giorgio Boiani) per dire subito che la spuntò proprio Peppino Ciresa, con i suoi tratti sobri e francescani, chiedendo di inaugurare una nuova stagione di collegialità e trasparenza.

Da quel giorno in poi del Sesana si sono perse le tracce. Dopo qualche capata nel mondo del fotovoltaico, referenza che non può mancare nel curriculum di un poliedrico come lui, lo si è visto ancora bordeggiare qui e lá la politica, vuoi come sostenitore della Brambilla nelle beghe di Forza Italia, vuoi come possibile candidato sindaco quando il benchmark era Alberto Negrini.

Ora eccolo riaffiorare, come pezzo grosso della classe dirigente del partito di Giorgia Meloni, militante, a supporto dell’antico rivale, quel Ciresa che lo spodestò, senza troppo garbo, dal trono del commercio locale. Chissà se Peppino, prestinaio e candidato, avrà provato imbarazzo a posare con Massimo, vinattiere e forse candidato, dopo tutti i loro trascorsi.

Chissà cosa dirà Antonio Peccati, attuale presidente Confcommercio, di questa strana reunion, di questo ritorno sulle scene di un personaggio che pensavano di aver archiviato per sempre. Forse, per controllare meglio la situazione, ha pensato bene di mettere nelle stessa lista Marco Caterisano, anch’egli fedelissimo e forte luogotenente di Palazzo Falck con ambizioni politiche.

Insomma: quello che l’associazionismo divise, solo la politica ha potuto rimettere assieme, anche perché in palio c’è una posta corposa, ovvero il governo della città.

E poi, senza farla lunga, si sa: pane e vino sono un connubio naturale. Se in più si incontrano sulla tavola imbandita delle elezioni prossime venture… dimenticare il passato può diventare molto più facile.

E. L.