FRUSTRAZIONE E CONTAGI
TRA IL PERSONALE SANITARIO.
“E I SOLDI DELLA FONDAZIONE
NON SI SA COME SPENDERLI”

LECCO – “Se l’ospedale è il maggior focolaio di Coronavirus della nostra provincia, bisogna capire cosa si fa”. Catello Tramparulo, segretario generale Fp Cgil Lecco, continua a tambur battente a rilanciare l’allarme sull’Azienda socio sanitaria territoriale dove si registrano 350 lavoratrici e lavoratori contagiati dal Covid-19.

“È un numero anomalo quello del personale contagiato. Anche metà della Rsu è contagiata. Gli operatori sono letteralmente imbufaliti, negli ultimi giorni la frustrazione ha fatto crescere la rabbia. Con la Camera del Lavoro al nostro fianco, abbiamo già avuto incontri con la Asst e il prefetto, abbiamo scritto ai sindaci. Domani si dovrebbe tenere un nuovo confronto in cui chiederemo un tavolo di monitoraggio sulla Asst con tutti i soggetti coinvolti”.

Quindi anche a Lecco c’è stata una falla nelle misure a tutela della sicurezza del personale sanitario? “Nella prima fase dell’emergenza, le procedure sui dispositivi di protezione sono state qualcosa di scandaloso. Ora se i numeri del contagio non si fermano avremo un collasso della struttura ospedaliera, non potrà più essere garantita l’assistenza alle persone. Gli operatori si ammalano, peraltro non solo a causa del Covid”.

Rispetto ai tamponi? “Nell’ambito di un percorso di prevenzione, vanno fatti almeno a quelle lavoratrici e lavoratori che sono a contatto diretto con pazienti Covid, altrimenti l’infezione andrà avanti all’infinito. Molti operatori – continua – hanno paura di rientrare a casa e di contagiare i propri cari. Per questo abbiamo esortato la Asst a sottoporli ai tamponi”.

La sanità privata sta collaborando? “In misura marginale. La Nostra Famiglia ha messo a disposizione 36 posti letto per pazienti non Covid”.

Tramparulo poi racconta che, attraverso una Fondazione, sono stati raccolti fondi per più di due milioni di euro. “Non si sa come spenderli, non potendoli mettere per i Dpi che non arrivano. Noi diciamo che potrebbero essere spesi per i lavoratori”. Come? “Ad esempio per fornire un alloggio a quegli operatori che non se la sentono di tornare a casa. E in ogni modo, la priorità è riuscire a far lavorare in sicurezza tutto il personale della sanità. Per loro e perché senza di loro saremmo nel baratro”.

 

LEGGI ANCHE

“NON CHIAMATECI EROI, SIAMO CARNE DA MACELLO”. SCONTRO SANITARI-ASST

COVID19: CONTAGIO DIFFUSO TRA PERSONALE DELL’OSPEDALE. RSU: “NON C’È PIÙ TEMPO”