ACQUA PUBBLICA, IL COMITATO CHIEDE DEMOCRAZIA DAL BASSO ANCHE NEI CONSIGLI COMUNALI

acqua naturaleLECCO – Torna a farsi sentire il Comitato per l’acqua pubblica, nell’estremo tentativo di non permettere l’apertura di nessun pertugio al privato nella gestione dell’acqua. Chiede che i Comuni aprano i loro consigli al dibattito pubblico con i cittadini, che in fin dei conti sono collettivamente i proprietari del bene pubblico. Come ormai da anni su un bene elementare come l’acqua si giocano partite in punta di penna legislativa all’interno di un quadro complicatissimo.

Nel lecchese tutto ruota intorno alla nuova società Idroservice srl. IdroserviceC’è chi dice che in quanto di proprietà di una società a sua volta di proprietà pubblica, la gestione dell’acqua resta pubblica, ma il Comitato non si stanca di dire che una srl (incuneata dentro a una società per azioni) viene governata da norme di tipo privatistico, fuori del controllo dei sindaci ‘possessori’ dell’acqua. Per questo motivo chiede che la cittadinanza venga ascoltata e sia resa partecipe secondo regole democratiche.
Di seguito integralmente le esortazioni del Comitato.

Non sappiamo a chi si riferissero i sindaci di Lecco, Perledo ed Osnago nella loro “veste istituzionale idrica” nel recentissimo comunicato stampa , a firma congiunta, sul tema delle ultime scelte relative all’affidamento del servizio idrico provinciale. Credendo però noi fermamente nella Partecipazione democratica  – effettiva e “dal basso” – non possiamo non porre all’attenzione dei Cittadini e dell’opinione pubblica, perlomeno quella più attenta, alcune semplici considerazioni in merito.

battaglia per l'acqua pubblicaNei processi consultivo decisionali (perlomeno quelli più importanti per la Collettività ), se si ha effettivamente a cuore il massimo coinvolgimento ed il massimo grado di consapevolezza della Cittadinanza e della forze della cosiddetta Società Civile :

– Non si vive con insofferenza l’esercizio banale della Partecipazione attiva dei Cittadini dopo averla, a parole, invocata  dimostrando palese “fastidio” per  i contributi di chi non si adegua a presunte “leadership”.

– Si cerca di innescare il più grande dibattito possibile ad esempio promuovendo consigli comunali aperti e li si pratica senza costruirsi alibi preventivi più o meno fondati del tipo “tanto la gente non viene”.

– Nelle società cosiddette “pubbliche” collegate non si dovrebbe votare per ammettere o meno cittadini e media. Li si fa partecipare, se si crede nella trasparenza, a prescindere.

– Quando si consultano i cosiddetti portatori d’interessi generali come Comitati, Associazioni, Sindacati e simili non lo si fa programmando incontri in orari tutt’altro che coerenti con la presunta sbandierata esigenza partecipativa (ore 13 ed ore 15 di giornate lavorative…). In quei contesti i cosiddetti “esperti” dovrebbero inizialmente spiegare i loro contenuti e non sondare prima i rispettivi pareri in materia.

– Quando si richiedono pareri (ennesimi e costosi) agli esperti non li si usa a secondo delle proprie “convenienze” e solo quando confermano una direzione politicamente preordinata.

– Non si escludono a priori pregiudizialmente approfondimenti su ipotesi diverse rispetto a quelle proposte da chi guida i processi (l’Azienda speciale consortile di diritto pubblico)

– Non si disertano ( gran parte dei sindaci o loro delegati) occasioni pubbliche promosse dalla Società civile per approfondire i temi oggetto dei processi decisionali.

– Nelle Assemblee decisionali (Conferenza dei Comuni) non si forniscono sistematicamente all’ultim’ora – spesso ad assemblea in corso – testi potenzialmente deliberativi, spesso complicati, rendendo problematico l’esercizio pienamente consapevole di voto di gran parte dei sindaci o dei loro delegati presenti. Ed i questi contesti si rispettano i mandati dei propri Consigli Comunali (Lecco, Olgiate, Osnago) e non li si piega alle esigenze, più o meno fondate, del momento.

Non si aspettano anni per rendere il sistema idrico pubblico efficiente, efficace ed economico rischiando di fornire il peggiore degli alibi ad una possibile scelta scellerata di mettere a gara i servizi essenziali per la collettività che, per loro stessa natura, devono essere tenute fuori dalle logiche di mercato, come inequivocabilmente suggellato da 27 milioni d’ Italiani e 138.000 lecchesi nei referendum del 2011.

– Non si usano le norme ad intermittenza e solo quando convengono ai propri orientamenti . Ad esempio non contrastando adeguatamente una nefasta legge regionale formigoniana – molti  sindaci di altri territori lo hanno fatto – le cui ripercussioni, preannunciate peraltro in modo inascoltato dal nostro Comitato, in termini di sprechi economici per i doppioni societari creatisi, sono tra le cause più importanti dell’attuale disastrata situazione ; mentre dall’altro lato non si rispettano le norme comunitarie, previste, una volta tanto, per garantire l’effettivo controllo diretto di Comuni e Cittadini su servizi pubblici locali d’interesse primario per le Comunità.

– Non si apostrofano prima Comitati, Associazioni o gruppi di Cittadini come fuorviatamente “ideologici” e poi, all’occorrenza, quando presentano considerazioni e soprattutto proposte concrete (scritte, circostanziate e pertinenti oltre che assolutamente praticabili) definendoli troppo “piegati” sulle norme. Non si ricorda loro, in ogni occasione, che gli amministratori pubblici sono elettivi mentre i Comitati no, cosa apparentemente ovvia quanto “insidiosa” se fa balenare l’idea che solo i sindaci hanno il diritto di interagire nelle scelte : bell’esempio di convinta democrazia partecipativa !

– Non si “minacciano” altri addossandogli responsabilità derivabili dalle proprie  inadempienze. Ad esempio imputare il dannosissimo possibile rientro dell’ipotesi di gara , peraltro abbondantemente e preventivamente denunciato anche da noi, a coloro che volessero impugnare un affidamento non consono alla normativa europea. Il vulnus, per le note ragioni, è creato da chi coscientemente e pervicacemente sta perseguendo la scelta “pro Idroservice”. L’opinione pubblica saprà ben riconoscere questo tentativo di rovesciamento delle parti se l’ipotesi di ricorso alle competenti autorità effettivamente si concretizzasse.

– Soprattutto non si “scimmiotta” la volontà popolare di ben 27 milioni d’Italiani, di cui 138.000 lecchesi, che hanno sancito che l’Acqua deve stare fuori dal mercato e che i profitti devono stare fuori dall’Acqua, con pseudo scelte solo apparentemente rispettose di questa volontà popolare . C’è un “generico pubblico” ed un  “pubblico QUALIFICATO E COERENTE “ : E’ quello che ci piace !

 

Ci fermiamo qui convinti d’aver fornito elementi sufficienti alla Cittadinanza per formarsi un’opinione, la più oggettiva possibile, sugli avvenimenti accaduti ed in corso d’opera : sarà il Consiglio Provinciale a definitivamente pronunciarsi in materia.

Da parte nostra costatiamo con soddisfazione che sempre più Cittadini chiedono conto della situazione ai propri amministratori e sempre più sindaci stanno saggiamente rimeditando il tutto ed infoltendo la schiera dei “dissidenti” perché : SI SCRIVE ACQUA MA SI LEGGE DEMOCRAZIA !”

Il Comitato lecchese acqua pubblica e beni comuni e le realtà territoriali che lo sostengono