“USO IMPROPRIO DEL PONTE
ED EMERGENZA SOTTOVALUTATA”.
LA PERIZIA SU ANNONE ACCUSA
ANAS E LE PROVINCE DI LC E BG

ponte-annone-crollo-1ANNONE BRIANZA – “È l’uso improprio dello stesso che ha imposto carichi prossimi alla sua capacità ultima, determinando una situazione di carico priva dei consueti coefficienti, usualmente superiore a due“.

Depositata la perizia sul crollo del ponte di Annone Brianza, il professor Marco Di Prisco, ordinario di ingegneria civile e ambientale al Politecnico di Milano, consulente della Procura di Lecco, ha così riassunto la prima causa del crollo del cavalcavia dello scorso 28 ottobre.

Dalla relazione emergono precise responsabilità e e il coinvolgimento di altre persone, oltre ai tre soggetti già iscritti nel registro degli indagati. La prima responsabilità – si legge nella perizia – è della Provincia di Lecco (nella figura dell’ingegner Angelo Valsecchi), che in qualità di ente gestore della viabilità avrebbe dovuto apporre un cartello per limitare la portata massima a 44 tonnellate, escludendo trasporti eccezionali di massa, il che avrebbe consentito al cavalcavia di non subire deterioramenti nel tempo.

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“Tale limitazione – scrive l’ingegner Prisco – sarebbe risultata in accordo con i carichi di progetto, sebbene l’errore progettuale iniziale, riscontrabile analizzando la relazione di calcolo, avrebbe dovuto invitare l’ingegner Valsecchi in qualità di responsabile della Provincia di Lecco, ente proprietario della struttura, a verificare lo stato di fatto delle armature o, in alternativa a ricollaudare il cavalcavia per valutare la capacità portante in esercizio“. Inoltre il perito spiega che “la prossimità del cavalcavia alla sede della Eusider avrebbe dovuto suggerire all’ingegner Valsecchi una maggiore cautela”, dopo che, a seguito dell’urto con un mezzo nel 2007, “l’Anas aveva escluso il transito di trasporti eccezionali nella comunicazione inviata alla Provincia su sollecitazione di quest’ultima”. Ed anche gli altri due indagati, Andrea Sesana della Provincia di Lecco e Giovanni Salvatore dell’Anas, sono da ritenersi entrambi responsabili per “non aver impedito la circolazione dei mezzi pesanti sul cavalcavia, dopo la caduta del copriferro, sottovalutando la condizione di emergenza ai fini della sicurezza statica del cavalcavia”.

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Altri soggetti però vengono coinvolti nella relazione. Innanzitutto l’Anas, che pur essendo di fatto responsabile della struttura avrebbe eseguito l’ultima manutenzione sul cavalcavia nel 1983, e sarebbe quindi responsabile del suo cattivo stato di manutenzione. E poi la Provincia di Bergamo nelle figure dell’architetto Eugenio Ferraris e del sostituito architetto Silvia Garbelli, responsabili di aver concesso un permesso di trasportato eccezionale senza svolgere alcuna verifica.

 

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