LA VALSASSINA EXPEDITION 2016
SI RACCONTA AL PANATHLON.
SFIDE, INCONTRI E TORMENTI

valsassina expedition 2016 al panathlonLECCO – Le spedizioni non sono fatte solo di viaggi, scalate e montagne, il racconto di queste avventure, elaborato e narrato una volta tornati a casa, ne è parte integrante e contribuisce ad alimentare il fascino di queste imprese.

Così è anche per Valsassina Expedition 2016 di cui vi abbiamo dato conto passo dopo passo con costanti aggiornamenti e che è stata protagonista della conviviale mensile della sezione lecchese del Panathlon a cui sono intervenuti gli attori di questa straordinaria esperienza proprio per raccontarla.

valsassina expedition himalaya aeroportoStraordinaria innanzitutto la destinazione, Himalaya, il sogno di ogni alpinista; straordinario l’obiettivo, il Kamet, una montagna di 7.756 metri mai salita da un italiano; straordinario il team: Flavio Spazzadeschi, Mario Bertoldini, Guido Barindelli, Pierenzo Scian, Filippo Lisignoli e Matteo Balatti, un gruppo di scalatori talentuosi ed esperti ma non certo di professionisti.

Una spedizione “beffarda” l’ha definita Guido Barindelli, fisioterapista e incaricato di gestire il problema della salute in quota, infatti pochi giorni prima della partenza al gruppo viene comunicato con una mail che il governo indiano ha chiuso le vallate che portano al Kamet e quindi bisogna cambiare meta: Trisul 1, una vetta di circa 600 metri in meno.

valsassina expedition 2016 al panathlonCambio di destinazione che comporta qualche difficoltà tecnica: infatti la salita del Kamet avrebbe implicato per la maggior parte della salita di arrampicare su ghiaccio e quindi il materiale che si sarebbe reso necessario consisteva soprattutto in picche, ramponi e corde fisse. Il Trisul invece prevede prevalentemente arrampicata su roccia, in parete e quindi richiede materiale diverso, allenamento diverso e tecniche diverse.

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Ma i nostri non si sono lasciati scoraggiare da questo inconveniente. Il gruppo è partito all’inizio di maggio come previsto: direzione India. Dopo essere atterrati a Nuova Delhi, gli alpinisti guidati da Flavio Spazzadeschi si sono diretti verso Sutol da cui sono poi partiti a piedi per raggiungere, dopo tre giorni di cammino, il primo campo base a 4.880 metri di altezza per l’acclimatamento. “Ad attenderci qui c’erano pioggia, neve, grandine, bufera e l’incubo delle valanghe – continua Barindelli –. Dopo diversi giorni, in due gruppi distinti abbiamo raggiunto il secondo campo base, da cui avremmo dovuto arrivare in vetta”.

tenda expeditioMa le condizioni meteorologiche non hanno sorriso alla “spedizione beffarda”: “Abbiamo passato in tenda 22 notti, di cui 20 sotto la neve o la bufera”. E così dopo qualche tentativo, con grande esitazione e con grande rammarico la Valsassina Expedition 2016 si è fermata a quota 6.200 metri e ha deciso di prendere la via di casa. Dopo i tanti sacrifici richiesti dall’allenamento, per tutti loro “post-lavoro”, dopo le difficoltà logistiche ed economiche per preparare un viaggio di questo genere, è davvero dura rinunciare a poche decine di metri: “Ci vuole più coraggio a rinunciare che a salire, ma la vita è più importante della cima”. Questo il pensiero condiviso da tutti i membri del team.

valsassina expedition 2016 al panathlonQuello che resta è la possibilità di aver vissuto un’esperienza unica fatta di sfida con la montagna e con se stessi, di nuovi incontri e di tanti tormenti. Dal più esperto Spazzadeschi al più giovane Lisognoli, concordano sul fatto che la difficoltà maggiore nell’affrontare una montagna di questo calibro non sia la preparazione fisica, quanto l’approccio mentale: “Stare lontano da casa per un mese, senza quasi nessun contatto con la propria famiglia è davvero dura, soprattutto quando si passano anche dieci ore di fila chiusi nella tenda soli con i propri pensieri ad aspettare il bel tempo”. Un’esperienza che ha fatto crescere questo bel gruppo a livello personale ma anche alpinistico, infatti già stanno programmando la Valsassina Expedition 2017, meta? Il Kamet.

Manuela Valsecchi