DOPING/DOPO LA SQUALIFICA
NICCOLÒ MORNATI RACCONTA
A “REPUBBLICA” LA SUA VERITÀ

Niccolo MornatiMANDELLO DEL LARIO – Ha scritto a La Repubblica il canottiere Niccolò Mornati colpito da una squalifica per doping. Di suo pugno l’atleta mandellese spiega le proprie ragioni non fermandosi al danno sportivo ricevuto ma parlando anche di dignità umana calpestata.

Mornati, 35enne canottiere oggi in forza alla laziale Aniene, aveva conquistato il biglietto per le olimpiadi di Rio nel due senza ma ad aprile la notizia di un controllo che l’averebbe trovato positivo a una sostanza proibita. Lo scorso 11 luglio la sentenza del Tribunale nazionale antidoping: quattro anni di squalifica.

Ho scritto questa lettera con il cuore spezzato da una sentenza sportiva inaspettata che da fine alla mia lunga carriera sportiva – scrive Mornati al quotidiano di Mario Calabresi – ma soprattutto calpesta la mia dignità di uomo che ha sempre combattuto proattivamente il doping in ogni sua forma, e l’illogicità dietro questa sentenza lo testimonia. Illogicità che in cuor mio non ha la presunzione di prevalere sul “dogma della macchina” che mi ha riscontrato 0,00000000005 gr/ml di anastrozolo nelle urine, ma che dovrebbe contribuire a ricostruire un quadro oggettivo dei fatti, aiutando chi preposto a decidere circa la vita e il futuro di un uomo. Perché, sia chiaro è di vita e non più di sport, che qui stiamo parlando. E domando e mi domando: “Era logico doparsi”?

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