LA LETTERA/ANCHE DOPO NIZZA
“NON AVRETE IL NOSTRO ODIO…”

Non avrete il nostro odioCaro Direttore, questa mattina leggo di Nizza e mi vengono due groppi al cuore. Il dolore che non si semina ma, anzi, brucia le radici, i semi in un terreno che vogliono sempre più arido e inospitale. E il dolore che sono certo troverò nei commenti, nelle parole, di chi fomenterà l’odio e troverà forza nel riprendere anche il più ordinario gesto di dialogo, la stretta di mano, l’aiuto ai richiedenti asilo, la condivisione della preghiera, il gioco dei bimbi, per riattaccare chi crea ponti, dopo questa notte .
E allora scrivo per ricordarmi e ricordare quella frase che uno sguardo bello scrisse sull’asfalto di Bruxelles e ancor prima un altro sguardo altrettanto bello di un papà parigino scrisse ai terroristi dopo le stragi dei mesi scorsi:”Non avrete il nostro odio, continueremo a fare un mondo più giusto”.

E questi fatti, ovunque avvengano, la pietà per le vittime, tutte le vittime, dovrebbero renderci più umani e non più feroci e violenti.

E la quotidianità, la semplicità dei gesti che combattono le discriminazioni e sono da esempio e riflessione, e soprattutto argine culturale verso chi alimenta il rancore e fomenta l’odio, e soprattutto son argine culturale per chi alimenta la paura, che vanno ricordati oggi e sempre.Seminare paura fa comodo sia a chi colpisce gente innocente a Nizza o Bruxelles, Bagdad o Aleppo, perché i nostri morti sono importanti, ma non più importanti di altri morti. Morti innocenti. E di morti ce ne sono stati troppi, ma fa altrettanto comodo anche a chi non vede l’ora di alzare muri e barriere, a chi prova ad insinuarci la diffidenza, a chi vuole creare una società blindata.E quindi scrivo per chiedere a me e soprattutto a chi, localmente e non solo, oggi è più rappresentativo ed esposto civicamente di altri, di essere ancor più nitidamente seminatore di una una società migliore, più giusta.

Di continuare a immaginarla e costruirla – anche con i gesti simbolici oltre a quelli quotidiani.

Una società, una comunità più giusta, migliore, non solo per noi, ma per tutti.
Perché l’odio, di parole, e di bombe, è solo un tentativo, ignorante e vigliacco, di fermare un cammino che invece giorno dopo giorno, gesto dopo gesto, parola dopo parola, viene percorso e permette di segnare e costruire strade che nuovi sguardi, personali e collettivi insieme, potranno proseguire.
Continuiamo il cammino, perché ovviamente siamo devastati dal dolore ma tutti i terroristi, di bombe e di parole, devono sentirsi incessantemente ribadire: “Non avrete il nostro odio, continueremo a fare un mondo più giusto”.

Paolo Trezzi