STORIE DELLA LINGUA ITALIANA/
LA BOTTE È LA MADRE DEI PENSIERI,
DISSE IL BEONE CARTESIO

cartesio1Sconquassati, asciugati, lacerati da mille pensieri. Le giornate iniziano e finiscono con un balenio di pensieri che ci frullano nella testa, ma perché? Da dove arrivano tutti questi pensieri? Come possiamo fermarli?

Cogito ergo sum’ diceva Cartesio, ‘Penso, dunque sono’. Apparentemente l’arte del pensare è caratteristica emblematica dell’essere umano, quanto lo distingue dalle altre specie.

Nato a Stoccolma a metà del 1600, Renato Cartesio, estrapolazione tutta all’italiana di quel che fu René Decartes, un po’ come se oggi decidessimo di ristabilire l’immagine dei vip americani in Italia, rivitalizzandone le gesta e la dignità di Tommaso Crociera, Nicola Gabbia, Morgano UomoLibero, Oliviero Pietra, Stefano Re, Katia Vincetardi, Elena Caccia, Sandra Manzo, Glenda Chiuso e Emilia Enoteca, che a confronto Nube Che Corre è il nome che affibbieremmo al nostro primogenito senza remore.

Insomma, Cartesio non era un tipo facile, noto scettico, decide di rivedere ogni conoscenza pregressa, basandosi sul principio del razionalismo, con la sua critica alla conoscenza mette in dubbio ogni cosa, nel tentativo di dedurre le massime indubitabili. A quel punto sua madre non era veramente sua madre, sebbene essere madre non fosse possibile in assenza di padre, tali termini in quanto complementari sono criticabili, così come la critica in sé non sarebbe possibile senza soggetto, quest’ultimo senza predicato e predicare senza un predicatore. Dopo un lungo recriminare, Cartesio giunge alla soluzione: tutto è criticabile, ma non il fatto stesso di pensare ed è tale atto a renderci uomini e non bestie. Su tale massima si basa l’intero pensiero cartesiano. L’uomo è tale perché pensa, chi pensa è dunque uomo. Ma cosa spinge l’uomo a pensare?

omerLa madre dei pensieri, il fondamento di ogni atto meditativo si celebra nel fondo di un bicchiere. Nulla, come una bevuta, aiuta a stimolare il fluire ininterrotto di pensieri di ogni tipo. La scoperta di tale apice della conoscenza giunge a Renato durante un party con amici, durante il quale si era aggiudicato qualche bicchiere di troppo e, dopo un momento di apatica serenità e spensieratezza, riaffiorarono nel filosofo le conversazioni della serata precedente con la fidanzata. Rimembrando la scaramuccia avvenuta a seguito della poca lealtà di lei, Cartesio inizia a sentirne la mancanza e compie l’immane errore: chiamarla da ubriaco. La telefonata non va nel migliore dei modi e i pensieri su cosa stia facendo davvero la fidanzata in quel momento affliggono il povero Renato.

A quel punto il filosofo capisce che è proprio la botte la madre dei pensieri, da lì fermentano opinioni e contrasti e avviene la prima lievitazione del pensiero. Normalmente però, come ben sappiano, si è soliti approfittare del nettare degli dei dopo il calar del sole e dunque la concomitanza tra tenebre e alcol ha destato l’errore di Cartesio. Difatti non è la botte ad essere la madre dei pensieri, bensì la notte.

a-voi-la-notte-porta-consiglio“La notte è la madre dei pensieri…e il giorno del lavoro” infatti è un celebre detto che si rifà all’idea per la quale durante la notte, nella fase rem e nel dormiveglia, i dormienti siano soggetti ad un maggior proliferare di idee che si accavallano nella mente. Secondo il dizionario mitologico, la definizione si deve a Eufrona, Dea della Notte, siccome il nome significa ‘buon consiglio’ riprendendo la concezione per cui “la notte porta consiglio”, è dunque una rielaborazione di quest’ultimo modo di dire per cui dopo il sonno le idee ci appaiano più chiare.

Martina Panzeri

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