REFERENDUM SULLE TRIVELLAZIONI
IL SÌ AMBIENTALISTA, MENTRE
NCD INVITA A DISERTARE

referendumLECCO – Domenica 17 aprile gli italiani sono chiamati a pronunciarsi sulle concessioni delle trivellazioni entro le 12 miglia marine, concessioni che scadrebbero dopo massimo 45 anni ma che con una norma inserita nella legge di stabilità, il governo Renzi consente che proseguano sino all’esaurimento del giacimento. I promotori del referendum chiedono che questa novità venga cancellata, tornando così alla scadenza delle concessioni non oltre il 45esimo anno.

Per il Sì a Lecco si è pronunciato il Circolo ambiente “Ilaria Alpi”, e propone che ai seggi, anziché in auto, “ci si vada a piedi o in bicicletta, per rivendicare una nuova politica energetica, con meno petrolio e con più energia pulita. Si ricorda che il referendum si terrà in tutta Italia (e non solo nelle regioni interessate dalla trivellazioni marine). Ed il Circolo ritiene doveroso andare a votare (e votare “Sì”) anche in Lombardia, che ovviamente non è direttamente interessata dalle perforazioni in mare”. Spiegano gli ambientalisti: “Anche in Lombardia dobbiamo dare un segnale chiaro alla politica: occorre dire stop al petrolio e rilanciare le energie pulite. La Lombardia è la regione più edificata e più industrializzata d’Italia e pertanto quella che consuma più energia: proprio per questo occorre dare un segnale di controtendenza: votando “Sì”, anche i Lombardi potranno sostenere una nuova politica energetica, fatta di meno combustibili fossili e di più energie rinnovabili!”.

CIRCOLO AMBIENTE ILARIA ALPIA tal proposito gli ambientalisti ricordano che per tutto lo scorso inverno le nostre città sono state interessate da livelli altissimi di smog (con settimane di superamento delle soglie di allarme per l’inquinamento dell’aria), che è causato dal riscaldamento degli edifici e dal traffico veicolare, ovvero dalla combustione dei derivati del petrolio. “La ricetta per contenere lo smog passa pertanto dalla riduzione dell’uso delle fonti fossili, a favore di quelle pulite. Per questo il referendum del 17 aprile costituisce un’importante occasione per dire stop al petrolio, anche per ridurre l’inquinamento dell’aria che respiriamo. Per tutti questi motivi l’invito del Circolo Ambiente “Ilaria Alpi” è quello di andare a votare “Sì” al referendum del 17 aprile, contro le trivelle ma soprattutto a favore delle fonti rinnovabili, che aiuteranno a ridurre l’inquinamento delle nostre città”.

Voteranno Sì anche i militanti del Movimento 5 stelle: “Perché noi diciamo No alle trivellazioni, ma a tutte le trivellazioni. Offshore e terrestri. Perché l’energia fossile è il passato mentre il futuro è e deve essere rinnovabile. Oltretutto è ormai risaputo che il petrolio italiano è di scarsa qualità. Qualora fosse estratto totalmente basterebbe a soddisfare la domanda interna per nemmeno due anni. E noi vogliamo mettere a rischio il nostro equilibrio ambientale, la sostenibilità, correre il rischio di incidenti rilevanti, a mare e a terra, vogliamo inquinare e rendere aridi i nostri territori? No. Le politiche di questo governo hanno già fatto perdere migliaia di posti di lavoro tagliando sulle rinnovabili e sull’efficienza, mentre investendo in questo settore possiamo generare migliaia posti di lavoro. Gli effetti negativi degli interventi del governo sono già visibili e si aggiungono a quelli dovuti alle mutazioni del clima, che già influiscono sulla vita di noi tutti. Noi dobbiamo cambiare verso a questo Paese, ma per davvero.

NCD LOGOInvitano invece a disertare le urne – impedendo così alla consultazione di raggiungere il quorum – gli esponenti del Nuovo centro destra. “Un doppio danno: all’industria italiana e all’occupazione”. Così Mauro Piazza sintetizza la sua posizione decisamente contro il referendum del 17 aprile prossimo. “Viviamo in un paese in cui fare impresa è sempre più difficile, in cui l’energia elettrica costa il 30% in più rispetto al resto dell’Europa, in cui la disoccupazione presenta livelli allarmanti e… cosa facciamo? Cerchiamo di dare un ulteriore colpo di grazia a una situazione ampiamente compromessa”. “Sì alla tutela dell’ambiente -continua Piazza-, no a posizioni di ambientalismo furoreggiante, che rischia di trasmettere all’estero una pessima immagine dell’Italia: un paese incapace di difendere la propria industria e le imprese, dove la intrapresa economica viene messa in discussione da posizioni di maniera”.

Sulla stessa linea Daniele Nava che coglie l’occasione per fare un po’ di chiarezza sul tema: “Vorrei ricordare che esiste già un divieto alle trivellazioni entro le 12 miglia. I cittadini dovranno invece pronunciarsi sulla durata delle concessioni già in atto. In caso di vittoria del sì non sarebbe più possibile continuare ad estrarre fino all’esaurimento dei giacimenti, con la contestuale chiusura di 48 siti industriali che provvedono al 2,3% del fabbisogno energetico nazionale. In questo modo l’Italia rinuncerebbe a sfruttare 14 miliardi di metri cubi di gas e 5 milioni di tonnellate di petrolio”.