PATRONATI E CAF: NO AI TAGLI
PER CONTINUARE AD OPERARE
IN FAVORE DI CHI HA BISOGNO

???????????????????????????????LECCO – Conferenza stampa oggi nella sede del sindacato Cisl di Lecco alla presenza dei direttori dei patronati e dei Caf di Lecco e provincia. Sono intervenuti Norberto Pandolfi, responsabile provinciale di INAS, Cinzia Gandolfi, del Patronato Inca, Daniele De Vecchi del Patronato Acli, Massimo Cannella dei Caf di Cgil e Cisl, e Giacomo Arrigoni di Italuil.

Nell’incontro di stamane si è messo in evidenza il danno provocato dalla legge di stabilità, che prevede tagli economici ai patronati e ai Caf. Tagli: in prima istanza i tagli dovevano essere di 100 milioni di euro, tutti nel 2016; la cifra è stata poi spalmata su 3 anni. Conseguenza una messa in discussione di un sistema storico che ha consentito a questi enti di essere presenti in tutto il territorio, fornendo gratuitamente il proprio aiuto a chiunque lo richiedesse. I tagli possono avere sia pesanti ricadute occupazionali sia in termini di intervento concreto verso chi ha bisogno di appoggiarsi a patronati e Caf.

cinzia galbusera

La parola a Cinzia Galbusera, che ha voluto sottolineare il valore dello slogan “chiusi oggi, per essere aperti domani”: esso vuole muovere alla riflessione e far ricordare che cosa potrebbe accadere se la presenza degli uffici dei patronati fosse ridotta. “Come patronato Inca nel 2015 abbiano affrontato 20.000 istanze di privati: sono numeri altissimo. Siamo 14 dipendenti, 12 donne e due uomini e copriamo 7 zone e 70 comuni insieme anche ad una ventina di volontari che ci supportano”, ha spiegato. Galbusera ha poi ricordato come i controlli delle pratiche siano svolti dal Ministero in modo capillare ma molto spesso lento: in certe zone d’Italia i controlli stanno ancora riguardando il 2012.

Norberto Pandolfi di ENAS ha ricordato come la legge di stabilità intacchi il fondo a disposizione di questi enti e riduca sia la loro attività che il risarcimento riservato al patronato per aver svolto tale attività; di fatto, i patronati hanno impostato la loro attività sulla base di finanziamenti che ora mancano. Riducendo il fondo e i rimborsi futuri il sistema è a rischio; i problemi riguardano, di conseguenza, anche la pubblica amministrazione, che ha un interfaccia nei patronati, dal momento che essi gestiscono moltissime di persone che non si rivolgono alla pubblica amministrazione. I numeri sono infatti altissimi: la legge di stabilità riguarda 1.100.000 persone, che per via dei tagli si dovranno confrontare con la pubblica amministrazione. “I patronati sono inoltre garantiti dalla Costituzione, e i tagli potrebbero portare ad inasprire i rapporti tra pubblica amministrazione e cittadino: INPS e agenzia delle entrate non possono gestire i cittadini come fanno i patronati, che lavorano con un numero relativamente ridotto di persone”, ha concluso Pandolfi. ENAS ha 5 sedi zonali e una territoriale a Lecco. Gli assunti sono 10, 20 sono volontari, la permanenza è in 79 comuni. Le pratiche sono state, nel 2015, 20.000, anche se il 25% circa sono solo consulenze e non pratiche vere e proprie.

de vecchiDaniele De Vecchi, di Acli, ha voluto richiamare alla mente il valore dei patronati, ramificati sul territorio, senza i quali molti sarebbero sperduti. “Facciamo parte, con 5 sedi, della storia del territorio. Si tratta anche di una crisi culturale: se siamo qui oggi è perché abbiamo deciso di “metterci la faccia”, perché siamo presenti sul territorio e ne siamo parte integrante”, ha affermato De Vecchi. Acli ha 5 sedi zonali; 10 recapiti dove ci sono i circoli e svolge circa 18-20.000pratiche. Ci sono 4 operatori più i volontari, chiamati promotori sociali.

Massimo Cannella, direttore Caf di Cgil Lecco, ha messo in luce l’esigenza di procedure chiare e lineari per i cittadini, purtroppo difficili da ottenere dal momento che in provincia ci sono solo 3 Caf che gestiscono e danne risposte a 100.000 persone. Senza i corpi intermedi non saprebbero possibili tutta una una serie di agevolazioni, dal momento che la pubblica amministrazione non è in grado di gestire un gran numero di richieste. Nel 2014 la pubblica amministrazione ha introdotto la cosiddetta semplificazione fiscale, annunciata, ma di fatto non avvenuta.

massimo cannella

Parlando solo di Caf, dopo i tagli di 4 milioni e mezzo di euro, è esimersi come solo 30 milioni di persone, di contro ai soliti 36 milioni, ne hanno usufruito “Anzitutto si parla di strutture che mettono in campo come prima cosa l’ascolto di migliaia di persone che hanno un problema. Sono fasce sociali molto deboli: coi tagli che ci sono, il rischio è che non si possano aiutare più le persone, che si taglino i servizi ai cittadini. Il governo dovrebbe chiarire che, in caso di taglio, ci sia un potenziamento delle strutture statali che svolgano quello che le strutture chiuse non svolgono più”, ha affermato Cannella. I Caf sbrigano questioni fiscali con 17 uffici sparsi sul territorio provinciale; per 6 mesi la struttura si compone di 22 persone fisse, per gli altri 6 mesi ce ne sono 85 in occasione dei periodi in cui vengono presentate le dichiarazioni dei redditi.

Giacomo Arrigoni di Italuil ha poi dichiarato come questo processo sia corso da alcuni anni e stia portando ad impoverire la presenza sul territorio di questo tipo di enti. Nelle aree non metropolitane i cittadini rimangono alla mercé di loro stessi, o peggio, alla mercé di privati che forniscono loro ascolto e risposte in un’ottica di profitto personale. Italuil ha 5 sedi, 4 dipendenti fissi, 10 nel picco del periodo fiscale.

È poi intervenuto, con una considerazione di carattere generale, Wolfango Pirelli, che ha sottolineato come ci sia incapacità da parte del governo di cogliere gli elementi che prevalgono nella società. La risposta sarebbe dovuta essere o istituzionale o legata alla promozione di corpi intermedi, e così non è stato. Bisogna ripristinare quanto prima canali di confronto, altrimenti in futuro il rischio è che a perderci siamo le persone più deboli.

È stato inoltre ricordato come se i servizi svolti da patronati e Caf diventassero a pagamento le tariffe riguarderanno anche casi di disoccupazione, maternità, assegni famigliari, pensioni, gestioni assicurative, che andrebbero a gravare su situazioni economiche già molto difficili da sostenere.