L’APPELLO: “VIVO IN CAMPER
CHIEDO UN AIUTO AL COMUNE”

davide fusettiLECCO – Vuole solo trovare un lavoro per poter vivere dignitosamente. Non chiede altro. Davide Fusetti, 46 anni, che vive in camper, in quello considerato il campo rom del Bione a Lecco, dove in realtà risiedono alcune famiglie di giostrai lancia l’appello. Ma per lui il lavoro scarseggia e così ha dovuto chiedere una mano ai servizi sociali. “Non trovo un’occupazione da tempo, così sono andato dagli assistenti sociali nei giorni scorsi – racconta – e ho chiesto loro 20 euro per poter pagare la bolletta dell’elettricità. Non mi hanno più contattato. Ma senza l’elettricità non posso scaldarmi, soprattutto ora che arriva l’inverno”.

Con una stufetta elettrica infatti l’uomo si garantisce un giaciglio caldo, per sé e per Agata e Oscar, i suoi due cani che non ha abbandonato una volta costretto a vivere sul camper. “Ho chiesto l’aiuto degli assistenti sociali e del sindaco Virginio Brivio, che ho contattato su Facebook. All’inizio sembrava che potessi ricevere una mano dal Comune, poi non si è più fatto sentire nessuno. Io devo innanzitutto pagare la bolletta, e gliela mostro anche, per far vedere che non mento. Poi devo pensare anche alla mia cagnolina che ha pastiglie da prendere”.

L’obiettivo di Fusetti è quello di trovare un’occupazione. “Magari anche una borsa lavoro, così con anche solo poche centinaia di euro al mese posso vivere più serenamente. Non voglio chissà quale mansione, solo qualcosa che mi permetta di vivere dignitosamente”. Gli unici aiuti che sta ricevendo arrivano da privati. “Un paio di famiglie conosciute sulla pista ciclabile mi hanno donato una spesa. Inoltre devo dire grazie ai giostrai che abitano qui: a Lecco in tanti ne parlano male, ma spesso mi aiutano come possono, offrendomi anche solo un piatto di pasta. Sono bravissime persone”. A poche centinaia di metri c’è il centro accoglienza dei profughi di Rivabella. “Io però non ho nulla contro di loro – mette le mani avanti Fusetti –, coloro che chiedono asilo vanno aiutati perché sono in condizioni disperate. Ma è possibile che anche chi è nella mia situazione non possa ricevere una mano dalle istituzioni? Probabilmente ci sono anche genitori con figli che hanno bisogno di un aiuto, o persone che non sanno dove dormire la sera. Io almeno ho il camper”.

E Davide ha pensato anche a gesti drastici per rendere nota la sua condizione: “Tipo entrare nel campo profughi con il camper. Ma così passerei per razzista e invece non lo sono. Però non posso andare avanti così, se devo protestare per condizioni di vita migliori allora lo farò”.