LECCO – “Com’era verde la mia vallata” ricordava Richard LLewellyn in un suo romanzo del lontano ’45, mentre tornava con una camminata lenta tra le contrade del paese nativo. E con lo stesso sapore nostalgico sono apparse molte persone quest’oggi, curiose ma sincere, tra le corti e i prati del vecchio borgo lecchese di Rancio.
Vecchio forse per il suo aspetto architettonico ma certamente in perfetta armonia con un paesaggio nel quale siamo solo ospiti in transito. Voli geometrici di rondini, cinguettare di merli, le api indaffarate tra i fiori e più in là le voci della gente. Una manifestazione rievocativa della vita alpestre studiata in ogni dettaglio, dal percorso agli stand, con grande intuito e notevole qualità, “il centro” ne dovrebbe prendere atto.
Questa è stata “una vera fiera artigiana”, ha detto qualcuno. E di sfondo al sentiero che si ricamava fiorito tra la quotidianità rurale e quella ricreativa, la musica. Elemento centrale della vita di un tempo che non aveva ritagli per le distrazioni inutili o la tecnologia, quindi si cantava, suonava, e lo si faceva insieme, raccontandosi storie, dedicandosi alla manualità, una dote ormai tra le mani di pochi.
Qualcuno oggi ha ridetto il passato mostrandosi portatore di una narrazione ancora utile e sapiente, probabilmente via da ripercorrere per dare un’alternativa a molti problemi che giudichiamo insormontabili. 
La creatività ha portato insoliti e accesi cromatismi nelle corti addormentate, sui prati sono tornati i bambini, le fattorie hanno riaperto le porte, gli artigiani raccontavano il loro mestiere.
E intanto l’intelletto poteva essere stuzzicato dalla geniale realizzazione di “I cipressi che a Brogno…” l’intrigante ricerca di Francesco D’Alessio appena pubblicata e fortemente radicata nel rione lecchese, presentata nel Santuario di Santa Maria Gloriosa e a seguire l’immancabile Coro Grigna. Riccardo Invernizzi, alla direzione della formazione corale storica della nostra città, e nata a Laorca, ha pensato a un insieme di brani che potessero portare il pubblico a un’intensa riflessione sul tema della guerra, in modo particolare a cento anni dallo scoppio della prima e a settanta dalla seconda. Si partiva verso la morte, qualcuno anche euforico, ma poi la trincea era ben altra cosa.
Dalle note più alpine armonizzate dal M° Scaioli e facenti parte della raccolta “I veri canti degli Alpini“, a quelle più evocative dei brani d’origine territoriale, locale o di ispirazione popolare e d’autore.
Un momento da vivere insieme alla gente, accorsa numerosa, che come un tempo si è ri–trovata sulle panche di una chiesa, su un sagrato, attorno a una tavolata, dimenticandosi per un pomeriggio dei tormenti del nostro tempo. Lo spirito “nostrano” che trovavano i viandanti e i viaggiatori ai tempi dei nostri vecchi mentre, nelle soste di un viaggio che li avrebbe portati verso le Alpi, facevano sosta nei borghi di Lecco, godendo dei doni semplici, dei sapori e dei colori che oggi riviviamo grazie alle iniziative come la “PrimaVera Festa“.
Religiosità, filosofia, storia, lavoro. Raccontati paradossalmente da molti giovani, e nell’esempio eclatante di Francesco D’Alessio, l’invito a vivere in modo curioso, ascoltando, cercando. Questo non solo per capire la città e i luoghi dove viviamo, ma per fare in modo di mantenerci in stretto contatto con le storie e il magnifico paesaggio dove abitiamo.
Di sfondo, ad anticipare la foschia della Brianza, il Monte Barro, silenzioso, ma prima il nostro Lago.
Michele Casadio
“Il lago, da tanto tempo ormai privo delle bolle iridescenti del sapone delle lavandaie, si è fatto grigio e sudicio e forse ricorda con commozione e nostalgia un tempo passato, fatto di fatica, ma anche di tanta semplicità e poesia“
(Virginia Favaro Lanzetti, Nonna Gina racconta 1995 Cattaneo Ed.)
