SERVIZIO IDRICO/CANDIDATI
CONCORDI SUL “PUBBLICO”
MA NESSUNO PRO-MERATE

comitato acqua candidati sindaci 4LECCO – L’acqua pubblica e la sua gestione è sempre un tema molto sentito da cittadini e amministratori, soprattutto ora che ci si appresta a una decisione pressoché definitiva, tanto che ieri sera al centro sociale di Germanedo il “Comitato Lecchese Acqua Pubblica” ha organizzato un’assemblea per fare il punto della situazione, invitando a partecipare anche i cinque candidati per la poltrona di sindaco del capoluogo.

“Stasera ci troviamo qui – spiega Duccio Facchini del comitato – perché l’Ufficio d’Ambito di Lecco ha stabilito che entro il 30 giugno bisognerà decidere a chi affidare la gestione del servizio idrico provinciale per i prossimi 20 anni, individuando delle linee di indirizzo precise”. Queste linee di indirizzo prevedono che l’affidamento della gestione di questo servizio debba avvenire secondo il modello “in house providing” (gestione in proprio), secondo cui le pubbliche amministrazioni devono gestire i servizi pubblici attraverso propri organismi, cioè senza ricorrere al libero mercato e alle gare d’appalto. Questo tipo di organizzazione richiede il rispetto di alcuni criteri precisi: la totale partecipazione pubblica dell’affidatario (la società che gestisce il servizio); il “controllo analogo” da parte dei soci, che in questo caso sono i comuni della nostra provincia, ovvero un potere di comando esercitato direttamente sul controllo dell’ente; il divieto per l’affidatario di svolgere altre attività oltre a quelle gestite “in house” e il divieto per l’affidatario di agire secondo una vocazione commerciale.

comitato acqua candidati sindaci 7L’attuale modello di gestione della nostra provincia non rispetta per niente questi standard, i quali peraltro sono quelli stabiliti con il referendum del 2011, e per questo la Corte dei Conti lo scorso anno ne aveva evidenziato tutte le criticità, giudicando l’attuale situazione illegittima. Al momento infatti il servizio idrico della provincia è gestito da Idroservice, controllata al 100% dalla società Lario Reti Holding, una Spa a partecipazione comunale (17 comuni comaschi e 69 lecchesi), modello che non rispetta però i criteri dell’ “in house”. Per uscire da questa situazione l’Ufficio d’ambito provinciale nel dicembre 2014 ha deciso di prorogare l’affidamento del servizio a Idroservice per altri 12 mesi, stabilendo però che entro il 30 giugno prossimo bisognerà scegliere una società che abbia i requisiti per gestire il servizio, fissando al 10 febbraio scorso il termine per le proposte in tal senso.

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I progetti presentati entro questa data sono stati due. Uno è sostanzialmente un’autocandidatura di Lario Reti Holding, la quale è stata fatta pervenire però in maniera incompleta: mancava una parte importante della documentazione, tanto che l’Ufficio d’ambito ha sollecitato la società a produrre quanto necessario entro la fine dello scorso aprile, scadenza questa nuovamente disattesa.

La seconda proposta è quella elaborata dal Comune di Merate (ed è quella appoggiata dal comitato per l’acqua pubblica) seguendo, come chiarisce Stefano Macchi ex revisore dei conti di Cernusco, quanto deciso dalla “delibera 69” votata dai sindaci nel consiglio provinciale del 2013, nonché le indicazioni referendarie e quelle della Corte dei Conti.

comitato acqua candidati sindaci 6Questo progetto si articola attorno a tre punti fondamentali. Innanzitutto il pagamento di un dividendo per fare uscire Idroservice da Lario Reti: verrebbero saldati 475.000 euro ai comuni comaschi, mentre quelli lecchesi sarebbero pagati “in natura”, dividendo tra loro le quote di Idroservice. In questo modo verrebbe rispettata la regola del “controllo analogo”. Il secondo punto prevede l’integrazione di Idroservice con Idrolario (società che fino al 2014 ha gestito il servizio idrico integrato) per risolvere la difficile situazione finanziaria di questa seconda società che si è creata – sempre secondo la lettura di Macchi – per via dei rapporti con Lario Reti. Attraverso la fusione della due società si risolverebbero alcuni dei problemi, dal momento che cesserebbero le rivendicazioni patrimoniali tra le due aziende. Infine si tratterebbe di trasformare la società unica così creata in una società per azioni, tenendo distinte le azioni patrimoniali (la rete idrica) da quelle di gestione, cioè quelle che conferiscono i diritti di gestione ai soci – ovvero i comuni – facendo dipendere così il peso decisionale di ogni comune dal numero dei suoi abitanti.

comitato acqua candidati sindaci 1Dopo questa disamina dello stato dell’arte i candidati sindaci sono stati chiamati a pronunciarsi in merito alle proposte sul tavolo. Naturalmente tutti i cinque candidati concordano sul fatto che l’acqua sia un importante bene pubblico e tale debba restare. Alberto Anghileri, il candidato sindaco della sinistra, è convinto che l’unica via che garantisce il rispetto dell’esito del referendum siano le partecipate controllate al 100% dal pubblico. Allo stesso modo Alberto Negrini (Forza Italia, Lega, Fratelli d’Italia) ritiene che i servizio idrico vada gestito secondo il modello “in house providing”, assicurandosi in particolare che la tariffa sia coerente con la qualità dell’acqua, dell’impianto idrico e del servizio erogato. Il candidato del NCD Lorenzo Bodega insiste invece sull’efficienza della gestione, che deve essere tale da non causare perdite, garantendo qualità del servizio e tariffe adeguate.

comitato acqua candidati sindaci 7Di taglio nettamente diverso è stato l’intervento del sindaco Virginio Brivio, il quale ha puntualizzato che il progetto di Lario Reti è stato votato dai sindaci dopo aver valutato la presenza dei criteri necessari e non si tratterebbe di un’autocandidatura della società. Il candidato del PD auspica che la questione possa essere risolta in maniera unitaria senza frammentazioni. La proposta più originale arriva dal candidato del Movimento Cinque stelle Massimo Riva, che insiste sul fatto che “acqua pubblica significa acqua avulsa dalla logica dell’utile”. Egli suggerisce di riconvocare tutti i soggetti ad un tavolo per rivedere la soluzione “dell’azienda speciale” che sarebbe l’unico modello coerente e rispettoso dell’esito referendario, nonché un soggetto estraneo dalle logiche di mercato ed espressione del territorio.

M. V.