BUBOLA NARRA AL SOCIALE
LA MEGLIO GIOVENTÙ
PARTITA A SOLDATO

BUBOLA1LECCO – Ieri la musica d’autore, in un alto progetto prezioso e intenso, ha schiarito il cielo cupo di questa città ricca di cultura ma opaca di iniziative di valore. E’ stata infatti la sera del concerto di Massimo Bubola, il cantautore veronese che è diventato grande – e ha fatto ancor più grande – Fabrizio De’ André.

In un Teatro Sociale quasi totalmente esaurito il concerto ha seguito il solco, la trincea delle canzoni della Grande Guerra, canzoni che molti di noi hanno forse cantato sulle ginocchia dei genitori o nonni, che Bubola, con la sua maestria di sempre, il suo stile e il suo prezioso e perfetto lavoro di orafo ha infilato nella collana del tempo e dei ricordi, perle preziose, musicate, con un vestito nuovo.

Il Testamento del Capitano, questo il nome del suo percorso di scoperta e riscoperta delle poesie del tempo, del dolore che un’intera generazione, la meglio gioventù di inizio secolo partita soldato, ha scritto in piccoli foglietti, tra la terra di trincea e le campagne sul confine, tra le pallottole che colpivano le carni e i sentimenti e le emozioni che uscivano dal cuore.

BUBOLA3Nel freddo delle notti di bufera questo che oggi è diventato un repertorio corale ha visto la sua semina ed ieri accompagnate, annodate e intervallate dal raccolto, di piccole esperienze tramandate dalle sue genti, di nodi per fermare le perle alla luce delle note, Massimo Bubola ha dimostrato oltre che essere tra i più bravi e intensi cantanti e interpreti della musica folk anche di essere uno storico del quotidiano, un prezioso lampadiere di madie e cassettoni dove è ripiegata la memoria e in questo suo spettacolo, controcorrente, e intelligentemente anti-retorico, di sventolare su un tappeto di note e montagne i ricordi più intensi di quelle storie, vite, pezzi di puzzle, che la gente comune ha custodito, pagando un prezzo carissimo, per fare l’Italia.

Canzoni splendide e racconti senza traccia d’odio ma piene di domande, sul vero senso della guerra. La guerra di allora, La Grande Guerra, e tutte le guerre.

Una grande serata quindi, con lui narratore accompagnato dalla Eccher band, quattro ragazzi giovani anch’essi bravissimi, intensi, capaci di trasmettere tanta emozione.

BUBOLA LOCANDINACanzoni, come giorni che cadevano dal calendario toccanti, emozionanti, come Ta Pum”Il Testamento del Capitano” che in queste terre di montagna e lago, di alpini e partigiani ha sempre un valore ancora più intenso, e poi le splendide, splendide davvero, “Ponte de Priula”, da brividi e “Puoi Uccidermi” che è un capolavoro indiscusso insieme a “Rosso su Verde”, musicata da Bubola su una lettera ricevuta dal fronte per una sua Zia e scoperta, ritrovata, conservata in un cassetto per tanti anni.

E poi perle altrettanto lucenti più conosciute come Andrea” il soldato del regno/profilo francese, o quella delle donne e dei bambini indiani, di “Fiume sand Creek” che dormono nel letto del Sand Creek, uccisi anche loro da un generale di vent’anni, occhi turchini e giacca uguale.

Un concerto visto dentro gli occhi di un amore, di un respiro che è il suo respiro, di pelle che è pace e dinamite per il cuore, di gambe che non puoi che sfiorare con i pensieri, mentre la spalla tiene un fucile e le mani un mozzicone di matita nella notte buia, capace però, un così piccolo pezzetto di legno, di tutta la poesia che serve per allontanare la paura e il dolore di sangue e piombo della trincea.

Massimo Bubola ieri ci ha donato un affresco di libro di storia, della nostra storia, storia che è stata di tutti i giorni. In una serata piena di parole che contano.

Un solo appunto, l’acustica faceva veramente pena.
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