TRA EVASIONE ED ELUSIONE: TASSE
AI TEMPI DELLA PROPAGANDA,
A GUADAGNARCI I GRANDI CAPITALI

propaganda-1Perché si sceglie di appoggiare un partito piuttosto che un altro? O, più ampiamente, perché si abbraccia un’ideologia piuttosto che un’altra? Probabilmente, facendo un veloce sondaggio tra le proprie conoscenze, apparirebbe chiaro che molti scelgono il loro “credo” in base a motivi di carattere ambientale: la famiglia (assecondandola o al contrario prendendo la direzione opposta); gli amici; un professore particolarmente stimolante; lo studio nella sua forma e accezione più generale. Possiamo tranquillamente dire che raramente ci troviamo davanti una persona che, dopo aver vagliato tutte le opportunità studiando attentamente testi e critiche, sceglie la “parrocchia” più congeniale. Oltre all’ambiente, quindi, che è chiaramente decisivo, quali altri fattori entrano in gioco?

Ovviamente la strategia comunicativa adottata dai vari partiti, detta più semplicemente propaganda. In un’epoca dove è l’economia il motore dell’agire politico, due sono i temi più inflazionati nella propaganda elettorale e non: la meritocrazia e le tasse. Partiamo dalla seconda, riservandoci la trattazione della meritocrazia ad un successivo articolo. Periodicamente emerge un politico convinto che le tasse vadano abbassate e promette di farlo. Allo stesso modo, altri pensano che, per citare Padoa Schioppa, «le tasse siano una cosa bellissima», perché, se le pagassimo tutti, l’evasione scomparirebbe e lo Stato avrebbe molti più soldi da spendere in servizi utili come sanità e e cultura. Chi ha ragione? Il liberale che denuncia la pressione fiscale esagerata o lo statalista che è felice di pagare le tasse ed è convinto che se lo facessero tutti, ad evasione estirpata, queste diminuirebbero? Entrambi e nessuno dei due.

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