facendo visita qualche giorno prima di Pasqua al monastero di Santa Maria del Lavello, ho ritrovato la sacra e coinvolgente atmosfera che respiravo fin da quando ero bambino.
E’ stato bello ripercorrere con la mente quei momenti, rispolverando i ricordi dell’infanzia intensamente vissuti in quel luogo che frequentavo con la scuola e la famiglia.
Dentro il santuario nulla mi sembra cambiato ma è fuori che ho visto cose che onestamente hanno urtato non poco la mia sensibilità di cittadino e di orante.
Ho notato, infatti, che dopo l’accurata e costosa opera di manutenzione, il santuario presenta facciate almeno bicolori: i chiostri interni sono stati ridipinti, uno di bianco e l’altro di giallo. In più la facciata che si specchia nell’Adda è rimasta di un color giallo ocra, assai più scuro. Una scarpa e uno zoccolo, verrebbe da dire. Ma come è possibile tutto ciò, a lavori finiti?
Le mie perplessità sono aumentate quando ho visto aggirarsi nel chiostro maggiore una vociante signora anziana, forse la guardiana del tempio, che in ciabatte e in abbigliamento un po’ casual, a tutti costi voleva scacciare da quel luogo che solitamente frequentano alcuni innocui micini, anche se loro volevano starsene tranquillamente sdraiati a gustarsi il primo tiepido sole.
Lei li mandava via, con modi che definire poco urbani è un eufemismo ma i mici, per nulla intimoriti, poco dopo erano già tornati al “loro posto”.
E via di seguito per tutto il pomeriggio.
Un po’ di silenzio, che favorisce il raccoglimento sarebbe invece assai gradito dai pellegrini in visita.
Non so a chi spetti la “vigilanza” sul sacro luogo ma certamente se le istituzioni che si occupano della conservazione e del rilancio della struttura, riuscissero ad evitare cose del genere, migliorerebbero e non di poco l’immagine di questo antico santuario che è molto visitato anche dai turisti stranieri in transito sul nostro territorio.
Un caro saluto
Lettera firmata