LECCO – Parlare di vacanza quando in vacanza ci sono anche i figli è un eufemismo. Anzi lo stress è forse maggiore e pur di riposare anche gli astemi più convinti non rinunciano a qualche bicchiere di buon vino. O quantomeno questo è il segreto della Signora Grigna.
GIORNO OTTO
E’ sempre la stessa storia, poche e semplici regole, non si tirano sassi sul pelo dell’acqua, si nuota al massimo fino alle boe rosse, non si urla a squarciagola, non ci si tuffa a piombo se vicino ci sono altri bagnanti, i granchietti si lasciano dove sono e le meduse non si usano per percuotere il fratello, etc etc etc.
Parole buttate al vento
Ed è un controllare, richiamare, imprecare, medicare, ripetere, Ed è un controllare, richiamare, imprecare, medicare, ripetere. Ed è un controllare, richiamare, imprecare, medicare.
Serve ripetere?
Il pomeriggio quindi svengo sul lettino, come se avessi sfidato Stakanov tutta la notte in miniera a scavare carbone.
Quel formicolio degli arti inferiori e superiori che mi prende, quell’orbitare di testa alla Yuri Gagarin che solo un’anestesia totale mi può dare, per poi svegliarmi rincoglionita mentre la figliolanza – dopo che i loro amichetti se ne sono tornati in albergo – mi saltano per noia sulla schiena, o quel che mi resta, urlando come Sgarbi.
Pur essendo fortemente astemia la sera a tavola qualche bicchiere di Vermentino o Bosco me lo faccio, con l’unico scopo – studiato preventivamente da tempo – di poter, poi, giustificare le eventuali figuracce che avrei fatto comunque da sobria.
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