LA ALTOF DI VALMADRERA
CHIUDE SENZA PREAVVISO.
LA RABBIA DEI 35 OPERAI

ALTOF valmadrera logo LECCO – Questa mattina l’ampio parcheggio davanti alla sede della Provincia di Lecco, in Corso Matteotti è stato presidiato dagli operai della ditta ALTOF di Valmadrera, che da un giorno all’altro, senza che venissero date spiegazioni, ha deciso di chiudere i battenti.

La posizione scelta per il presidio, cominciato alle 11, non è casuale: infatti nelle stesse ore si stava svolgendo un incontro all’interno di villa Locatelli che avrebbe deciso il loro futuro. Al tavolo l’azienda, composta dal titolare e dallo staff tecnico per il passaggio (liquidatore, commercialista, consulente di lavoro), e coloro che parlavano per gli operai, ovvero sindacati, RSU, la provincia stessa, e si aspettava anche la presenza di rappresentanti di API e Confindustria.

Per comprendere meglio gli eventi abbiamo parlato con alcuni rappresentati dei lavoratori in presidio, Paolo e Gianluca, che hanno espresso la loro opinione sulla questione.

«Il nostro problema è che ci troviamo al 31 di dicembre con la ditta chiusa, messi tutti in liquidazione. I motivi: costo del personale, calo del lavoro, che a nostro parere non c’è stato, e non abbiamo alcun modo di replicare a questo. La ditta è convinta di queste cose e non si può neanche discutere, allora noi con l’aiuto dei sindacati stiamo vedendo di portare avanti delle iniziative per far conoscere il nostro problema, far capire agli imprenditori della zona, o anche di fuori, che ci sono 35 persone che lavorano lì, chi da 40 anni, chi da 30, chi da 20, il più giovane sono 10 anni che è con noi, gente valida, seria, che ci credeva in quello che faceva. Siamo noi l’ALTOF, siamo noi a farla funzionare; e ci siamo accorti che la cattiva gestione di questi ultimi tre anni è stata un disastro. Lavoreremo ancora la prossima settimana, poi dal 19 siamo in ferie, infine il 31 chiude tutto».

PRESIDIO OPERAI ALTOFGli operai raccontano anche che «in 40-50 giorni siamo passati dal fare meno ore di straordinari, cosa che andava bene a tutti, per dare una mano a risanare i conti; poi dieci giorni dopo, è arrivata la cassa integrazione; passati altri venti giorni ci è stato comunicato che l’azienda avrebbe chiuso, perché non interessava più andare avanti così, non ce la facevano più per costi elevati: in poche parole i nostri stipendi. Eravamo d’accordo tutti a discuterne, trovare un’altra alternativa, insieme, ma le nostre proposte non sono mai state prese in considerazione».

«Non si può chiudere una ditta che lavora così: o non sei in grado di gestirla o hai voglia di farti gli affari tuoi. Per assurdo la proprietà non ha nemmeno fatto lo sforzo di provare a vendere, o di trasferirsi all’estero. Certo che se poi ce lo nascondono non lo sappiamo, ma sarebbe l’unica cosa che sono riusciti nascondere, perché tutto il resto è saltato fuori. Alcuni di noi hanno accumulato 800 ore di ferie, altri 1000, altri 600, ma questa è la dimostrazione che si lavorava, 9 ore tutti i giorni, anche 10, sabato compreso, e guai se non andavi. Però ci andava bene».

ALTOF valmadreraL’aspettativa dei 35 lavoratori ALTOF è che l’incontro in provincia possa smuovere qualcosa a loro favore. «La nostra speranza è che magari qualche imprenditore che conosce già l’ALTOF, e le persone che ci sono dentro, la rilevi per dare una continuità o creare qualcosa di nuovo con gente seria. Secondo noi per un imprenditore un investimento del genere sarebbe una cosa molto interessante. Purtroppo siamo in 35 e siamo tanti, però diciamo che a sette o otto, non interessa, qualcuno si è già sistemato, ma noi tra operai e disegnatori, che siamo l’anima, già da soli potremmo mettere su un’azienda ci manca solo un imprenditore che ci faccia iniziare, che investa su di noi».

ALTOF produce centraline oleodinamiche (che per i profani sarebbero i pistoni) per far funzionare tanti tipi di macchine, presse, piegatrici, stampatrici. Se una macchina funziona ad olio, ALTOF fornisce i pistoni che ne permettono il funzionamento.

«Abbiamo la fortuna che il nostro mercato è vasto, è un campo molto specializzato e di ditte nel lecchese che fanno quello che facevamo noi ce n’è una sola. Anche il nostro pacchetto di clienti spinge affinché si raggiunga una soluzione. Avvisati pure loro all’ultimo momento, e dopo di noi, che abbiamo scoperto il tutto solo all’arrivo della lettera di liquidazione. Noi vorremmo portare avanti il discorso proprio con i clienti, che non mancano, e coi quali si è instaurato un serio rapporto di fiducia. Il titolare serve, ma sono gli operai quelli che lavorano e che sostengono l’azienda».

A. G.