CASO FILCA/PRESIDIO SILENZIOSO
DEI DIPENDENTI AL TRIBUNALE:
‘CONCORDATO PER FINIRE
UNA STORIA CHE È STATA GRANDE’

filca tribunaleLECCO –  Durante il presidio silenzioso delle lavoratrici e dei lavoratori della Filca Cooperative fuori dal Palazzo di Giustizia il “forte stato di disagio e di apprensione” di cui gli e le ex dipendenti  hanno scritto nella lettera indirizzata al presidente del tribunale di Lecco, Ersilio Secchi, è palpabile.

La manifestazione è stata indetta in concomitanza dell’udienza decisiva sulla revoca dell’ammissione al concordato preventivo, iniziata alle 15, quale “ultimo e unico modo possibile per manifestare il coinvolgimento” degli ex dipendenti in una vicenda che potrebbe avere pesanti ricadute sociali sulla vita di ciascuno di loro.

“Il Concordato Preventivo che, con un apporto di oltre 5 milioni di euro di nuova finanza da parte delle banche rappresenta l’unica possibilità – hanno scritto nella lettera i dipendenti – di veder riconosciuto il 100% del nostro credito. Percentuale che si ridurrebbe molto più che drasticamente in caso di revoca del concordato e fallimento di Filca, in quanto l’apporto di 5 milioni di euro verrebbe ovviamente meno”.

Dal presidio ha preso nettamente le distanze il sindacalista Beppe Cantatore, che a lungo da segretario della Fillea CGIL di Lecco si è occupato del caso Filca: “oggi siamo costretti a dire che si è perso troppo tempo. In tempi non sospetti ho avuto modo di dire che la situazione era grave e si doveva agire con forza; in quel momento i lavoratori erano in arretrato di quattro mensilità, adesso ne mancano nove e la crisi è al punto in cui è. Fate un po’ voi…”.

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“Incomprensibile” per i dipendenti quest’accusa. “È qualcosa che stupisce”. “Anche perché è stato fatto tanto prima  – commenta una lavoratrice, insieme alle colleghe -. Abbiamo lavorato tantissimo nella direzione del concordato quando abbiamo capito che era l’unica direzione possibile per riuscire a uscire meno peggio da questa situazione, come azienda, come dipendenti, come soci delle cooperative. Quindi abbiamo fatto tanto, come ci è stato suggerito di fare. Però, comunque, siamo qui ancora perché in ogni caso c’è altro da fare e stiamo aspettando che ci lascino continuare per finire decorosamente e dignitosamente una storia che è stata grande”.

C. S.